Carlo Clausetti
Persona
avvocato
, Napoli / , Fano
Biografia
Data di morte comunicata da Casa Ricordi a Malipiero in una lettera del 1949 [LLET016762]
Gerente Casa Ricordi.
Nelle lettere, Giacomo Puccini lo chiama "Claudio".
il 31 ottobre 1940 gli viene corrisposto un assegno di 250.000 come segno di riconoscimento della collaborazione data (vedi lettera in DOC01399, pag.121)
<Carlo, figlio di Pietro e di Maria Sandron, nacque a Napoli il 17 ottobre 1869. A soli undici anni, ospite della famiglia Denza a Castellammare di Stabia, trascrisse per pianoforte la canzone napoletana di L. Denza Funiculì,funiculà, che venne subito pubblicata da Ricordi. Anche negli anni successivi si dedicò con interesse a questa attività di trascrizione, come mostrano le numerose riduzioni pubblicate sempre da Ricordi: nel 1881 La danza delle memorie di L. Caracciolo; nel 1882 Il figlio del coscritto di L. Denza; nel 1882-83 Lu telefono,Zin zin zin e Ricordo di Quisisana di Denza; nel 1884 Situ m'amais,Uocchie nire di Denza; nel 1886 Oje Carulì di P. M. Costa; nel 1887 Uocchie turchine,Tiretè a Renze di Denza, e Mena,mè! di Costa.
Egli stesso fu inoltre l'autore delle musiche (e talvolta anche dei versi) di alcune canzoni pubblicate da Ricordi: Africanella (1894, testo di R. Bracco); Schiattusella e Faccella tonna (1895, testo proprio); Il fior d'arancio (1895, testo di M. Giobbe); 'O plico (1895, testo di anonimo); Quanno passa 'o riggimento (1895, testo di F. Russo); infine Marcia XX Settembre (1895, testo proprio), che inviò subito a Puccini dal quale, ebbe - il 23 settembre di quello stesso anno - questa risposta: "Sei proprio il maestro d'ordinanza del regno d'Italia, e mi meraviglio come tu non abbia ancora il collare dell' Annunziata!" (Carteggi pucciniani, pp. 120 s.).
Africanella, in particolare, scritta dopo la vittoria di Kassala, riscosse subito un notevole successo. Anche Puccini espresse il suo apprezzamento per la canzone, scrivendo nella lettera a Carlo del 26 ag. 1894: "Africanella non cassarla perchè è proprio carina. Mi rallegro del successo...". (Carteggi pucciniani, p. 109).
Carlo possedeva infatti una musicalità spontanea, favorita anche dall'ambiente in cui visse: poeti e musicisti frequentavano con assiduità il negozio Ricordi - soprattutto dopo che si era trasferito nella galleria Umberto I, centro dell'attività artistica ed intellettuale di Napoli - con l'annessa sala, dove spesso la stessa famiglia C. organizzava concerti. Carlo si laureò in giurisprudenza e studiò pianoforte e composizione al conservatorio S. Pietro a Maiella, dove conobbe Margherita Cosselli Kuh, figlia del baritono Eugen Kuh (in arte Cosselli) e del soprano Carlotta Marchisio, che divenne sua moglie nel 1901. Margherita, orfana di madre, era cresciuta con la zia materna Barbara, anch'essa cantante, che dopo essersi ritirata dalle scene era stata chiamata alla direzione del conservatorio napoletano.
Nel 1892, morto il padre, Carlo gli successe nella gerenza della filiale Ricordi di Napoli. Nel 1908 in occasione delle feste per la celebrazione del centenario della casa Ricordi, Carlo fu appositamente chiamato a Milano per tenere il discorso commemorativo, nel quale tracciò anche una breve storia dei rapporti della sua famiglia con Ricordi.
Nel 1912, alla morte di G. Ricordi, si trasferì a Milano per assumere l'incarico di direttore artistico della casa, mentre la gestione della filiale di Napoli venne affidata a Renzo Valcarenghi, che già si occupava della sede di Palermo. Nella sua qualità di direttore artistico si dedicò soprattutto alla regia delle opere di proprietà della casa, seguendo e sorvegliando di persona i nuovi allestimenti nei teatri di tutto il mondo. Talvolta fu in palcoscenico tra comparse e coristi per meglio guidarne i movimenti. Con questa sua attività Carlo contribuì notevolmente a quella trasformazione che di lì a pochi anni avrebbe fatto della semplice "messa in scena", come allora veniva chiamata, una vera e propria regia, nell'accezione odierna del termine.
Le opere che seguì con maggiore interesse furono quelle di Puccini e Zandonai. La collaborazione con Puccini era già iniziata nel 1894, durante l'allestimento della prima rappresentazione a Napoli di Manon Lescaut, e divenne particolarmente intensa per La fanciulla del West. Tra Carlo e Puccini sorse un'amicizia fraterna e una tale unità d'intenti che quest'ultimo, non potendosi recare di persona ad assistere alla rappresentazione della sua Manon a Bruxelles, mandò in sua vece Carlo, pregando il direttore del teatro "di voler accoglierlo come un altro me stesso" (lettera a M. Kufferath del 6 nov. 1910, in Carteggi pucciniani, p. 379). Nel 1913 pubblicò a Milano Disposizione scenica dell'opera "Conchita" di R. Zandonai; e nel 1914 (ibid.) Disposizione scenica dell'opera "L'amore dei tre re" di I. Montemezzi.
Nel 1919, alle dimissioni di Tito (II) Ricordi, assunse insieme con Renzo Valcarenghi la gerenza della ditta che mantenne fino al 1940. I due, già da tempo amici e collaboratori, si trovarono a capo dell'azienda in un periodo particolarmente difficile, sia per le generali condizioni economiche del paese all'indomani del primo conflitto mondiale sia per problemi interni alla ditta (per la prima volta affidata a persone estranee alla famiglia Ricordi). Essi seppero tuttavia muoversi con abilità e la loro gestione si caratterizzò per una politica di espansione meditata e sicura.
Il problema non fu tanto quello di stabilire rapporti di fiducia con il mondo dell'arte - che entrambi già da tempo conoscevano - quanto quello di programmare una nuova linea editoriale, in relazione alle mutate esigenze del mercato musicale. L'interesse per il melodramma era diminuito a tutto favore della "musica pura" in un rinnovato fervore di studi musicali, ed essi cambiarono lentamente le caratteristiche del catalogo, che, costituito dapprima quasi esclusivamente di edizioni operistiche, lasciò poi ampio spazio a partiture sinfoniche di piccolo formato, opere didattiche (metodi per vari strumenti, raccolte di difficoltà graduale, trattati di solfeggio e armonia), revisioni ed edizioni di musiche classiche e preclassiche. Durante la gerenza C.- Valcarenghi si consolidò il movimento di espansione all'estero con l'apertura di nuove filiali in America latina (Buenos Aires 1924, San Paolo 1927), e venne dato nuovo impulso agli studi storico-musicali con la fondazione della rivista Musica d'oggi (pubbl. dal 1919 al 1942 e diretta per alcuni anni dallo stesso Carlo), che pur avendo in prevalenza carattere informativo ospitò numerosi, anche se non troppo ponderosi, articoli di tipo storico. In questo periodo si colloca l'affermazione mondiale della canzone napoletana, grazie anche alle numerose edizioni Ricordi, avallate dallo stesso Carlo, certamente memore dei suoi giovanili interessi per quel genere.
Carlo abbandonò la direzione della Ricordi il 20 giugno 1940, continuando a seguire da lontano le sorti della ditta ancora per qualche anno. Morì a Fano, dove si era trasferito con la famiglia all'inizio del 1941 l'8 agosto di quello stesso anno, solo tre giorni prima che un bombardamento distruggesse gli stabilimenti Ricordi a Milano.
La sua opera di organizzatore musicale non si esaurì però nel solo ambito di Casa Ricordi. Dal 1903 e per sei anni egli collaborò attivamente alla Società dei concerti, fondata a Napoli da Giuseppe Martucci con il proposito di diffondere in Italia la conoscenza di Wagner e dei sinfonisti tedeschi: famosa rimase una magistrale esecuzione della Nona sinfonia di Beethoven, data per la prima volta a Napoli nel giugno 1905 al politeama Giacosa sotto la direzione del Martucci e con un'orchestra di circa trecento elementi. Nel 1909, dopo la morte del Martucci, fondò a Napoli la Società del quartetto, che organizzò nella sala del pal. Maddaloni otto concerti di grande rilievo artistico e, nella chiesa di S. Chiara, la prima esecuzione in Italia dell'oratorio Das letzte Abendmahl (La cena del Signore) di P. Hartinann. Nel 1910 l'ente musicale si trasformò in Società dei concerti sinfonici intitolata a G. Martucci che, con un'orchestra propria ed un nutrito complesso corale, svolse venticinque concerti diretti da insigni musicisti (come Mascagni, Mengelberg, Gui e Perosi), oltre ad ospitare anche solisti ed orchestre straniere, prima che nel novembre del 1915 venisse sciolta.
Intensa fu la sua attività di critico e letterato. Scrisse numerosi articoli, specie di cronaca musicale, sul Mattino di Napoli, sulle riviste Ars et labor,Musica e musicisti (per le quali era inviato di Giulio Ricordi anche all'estero) e Musica d'oggi. Nel 1910 fondò a Napoli la rivista Symphonia che diresse fino al 1912. Pubblicò guide storico-critiche del Tristano e Isotta (Napoli 1908) e del Crepuscolo degli dei (ibid. 1913), nelle quali raccolse anche interessanti notizie e documenti sulla allora scarsa fortuna di Wagner in Italia. Tradusse in italiano alcuni libretti: Bavard et bavarde (I ciarlieri, 1915) di J. Offenbach su libretto di Ch. Nuitter, La princesse du moulin (La principessa del mulino, 1917) di H. Hirchmann su libretto di P. Ferrier, Marouf,savetier du Caire (Maruf,ciabattino del Cairo) di H. Rabaud su libretto di L. Népoty. Scrisse il libretto di Sumitra, leggenda monomimica indiana musicata da R. Pick-Mangiagalli (Francoforte, Stadttheater, 1923), e il racconto in versi La ballata delle Gnomidi, che ispirò l'omonimo poema sinfonico di O. Respighi (Roma 1920). Fu anche autore del testo di alcune liriche, musicate da vari compositori ed egli stesso musicò varie liriche con lo pseudonimo di Taillevent. Carlo, per i molteplici interessi e la ricca personalità, costituì un fondamentale punto di riferimento nella vita artistica e culturale di Napoli prima e di Milano poi. A Napoli gravitavano attorno a Carlo musicisti (F. P. Tosti, M. Costa, L. Denza), pittori e scultori (P. Scoppetta, V. Gemito), letterati (S. Di Giacomo, R. Bracco, M. Gor'kij, C. Pascarella, M. Serao). Nel 1891 conobbe D'Annunzio, che si trovava a Napoli come cronista; e dopo che questi fu partito dalla città, intrattenne con lui una corrispondenza durata fino alla morte del poeta (1938). Il carteggio raggiunse il massimo interesse quando D'Annunzio entrò in trattative con la Ricordi per adattare a libretto d'opera alcuni suoi drammi; trattative che, andate in porto per La figlia di Jorio,Francesca da Rimini e La nave (musicate rispettivamente da Franchetti, Zandonai e Montemezzi), fallirono invece per l'auspicato incontro "enorme e impossibile" tra D'Annunzio e Puccini.
L'amicizia con Puccini iniziò, come abbiamo già ricordato, a Napoli nel 1894 e si concluse a Bruxelles nel 1924, quando Carlo accorse al capezzale del maestro morente. Scorrendo il ricco epistolario si coglie un sentimento affettuoso e fraterno, riscontrabile già dalla lunga serie di diminutivi confidenziali con i quali Puccini era solito rivolgersi all'amico (Carlino, Carluccio, Carlino Efesio, Giovetto irato, Clausetto e Claudio, trovate queste ultime suggerite a Puccini dalla radice del cognome). A Milano Carlo ricreò un clima particolarmente favorevole ai contatti fra letterati e musicisti, ospitando nella sua casa M. Praga, S. Benelli, A. Boito, R. Zandonai, O. Respighi, I. Pizzetti, G. Malipiero e numerosi concertisti di passaggio a Milano.
fonte: Dizionario Biografico degli Italiani, voce a cura di Michelangelo Pascale (treccani.it)