Federico De Roberto
Persona
scrittore
, Napoli / , Catania
Biografia
Federico De Roberto (Napoli, 16 gennaio 1861 – Catania, 26 luglio 1927) è stato uno scrittore italiano.
Nacque a Napoli nel 1861, da Federico senior, ex ufficiale di stato maggiore del Regno delle Due Sicilie e dalla nobildonna di origini catanesi, ma nata a Trapani, Marianna Asmundo.[1]
Trasferitosi con la famiglia a Catania nel 1870 dopo che il giovanissimo Federico subì la dolorosa perdita del padre, travolto da un treno sui binari della stazione di Piacenza. Da allora, salvo una lunga parentesi milanese e una più breve a Roma, Federico visse all'ombra gelosa e possessiva di donna Marianna Asmundo.
A Catania si iscrisse all'Istituto tecnico "Carlo Gemmellaro", in seguito frequentò il corso di scienze fisiche, scienze matematiche, naturali all'Università, ed ebbe pertanto una prima formazione scientifica, alla quale affiancò presto l'interesse per gli studi classici e letterari, allargando la sua cultura al latino.
Rivista Scientifico-industriale datata 30 aprile 1880 con un saggio di Federico De Roberto e con il suo autografo.
Il suo esordio letterario avvenne con il saggio Giosuè Carducci e Mario Rapisardi. Polemica, pubblicato a Catania dall'editore Giannotta nel 1881.
Fu presto conosciuto negli ambienti intellettuali per la sua attività di consulente editoriale, critico e giornalista sulle pagine di due settimanali che uscivano a Catania e a Roma: il Don Chisciotte e il Fanfulla della domenica.
Del primo fu anche direttore dal 1881 al 1882; sul secondo scrisse dal 1882 al 1883 sotto lo pseudonimo di Hamlet.
Per l'Editore Giannotta fondò la collana di narrativa dei "Semprevivi" ed ebbe modo di conoscere Capuana e Verga con i quali strinse una salda amicizia.
Nel 1883 raccolse in un volume dal titolo Arabeschi, tutti i suoi scritti di arte e letteratura e nel 1884 avviò la collaborazione, utilizzando il suo vero nome, con il Fanfulla della domenica, e tale collaborazione durò fino al 1900.
Un momento importante per la formazione dello scrittore fu l'incontro, durante un soggiorno in Sicilia, con Paul Bourget (1852-1935), in quei tempi molto noto per i suoi studi psicologici e per i romanzi, nei quali analizzava minuziosamente le coscienze tentando di giungere ad una "anatomia morale".
Decisivo fu per De Roberto il trasferimento a Milano nel 1888 dove fu introdotto da Verga nella cerchia degli Scapigliati, e conobbe Arrigo Boito, Giuseppe Giacosa e Giovanni Camerana, consolidando sempre più la sua amicizia con lo stesso Verga e Capuana.
Nel periodo del suo soggiorno milanese collaborò al Corriere della Sera e pubblicò diverse raccolte di novelle e romanzi, fra i quali quello che è considerato il suo capolavoro, I Viceré, nel 1894.
Nel 1897 ritornò a Catania dove rimase fino alla morte, salvo brevi viaggi nel continente. A Catania ebbe un incarico come bibliotecario e visse sostanzialmente appartato e deluso per l'insuccesso della sua opera narrativa.
Mentre questa tacque egli indirizzò il suo lavoro intellettuale alla pubblicistica e alla critica, tra i quali si ricordano gli studi su Giacomo Leopardi e soprattutto sul Verga, che giudicò sempre un suo maestro.
Nel 1915, allo scoppio della prima guerra mondiale fu interventista.
Alla morte del Verga, nel 1922, il De Roberto riordinò in modo accurato le opere del grande scrittore suo conterraneo ed iniziò uno studio biografico e critico che però rimase interrotto per la sua prematura morte avvenuta a Catania per un attacco di flebite il 26 luglio 1927. Perfino in punto di morte De Roberto non ebbe adeguata considerazione, poiché la sua scomparsa fu oscurata da quella immediatamente successiva (27 luglio) di Matilde Serao.
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fonte: wikipedia