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Alberto Donini

Persona

librettista

, Roma / , Roma


Biografia   

Alberto Donini (Roma, 31 ottobre 1887 – Roma, 24 novembre 1961) è stato uno scrittore, librettista e sindacalista italiano.

Nato a Roma nel 1887 da Giuseppe e Marianna Facci[1], in giovane età lasciò la città natale per trasferirsi a Bologna ove si laureò in giurisprudenza[2], con una tesi sulle funzioni della Corte dei conti[3]. La sua attività s'indirizzò parallelamente nel campo letterario e sindacale. La sua prima opera teatrale, Al mulino, fu rappresentata in Italia (con la compagnia Chiantoni nel 1905) e all'estero e fu anche musicata da Leopoldo Cassone. Nel corso degli anni pubblicò diversi altri lavori (in prevalenza testi teatrali) e qualcuno inerente a temi sindacali e sociali. Dalla commedia L'orologio a cucù, pubblicata nel marzo del 1937 sulla rivista Il dramma[4], fu tratto l'omonimo film del 1938 diretto da Camillo Mastrocinque e interpretato da Vittorio De Sica.
Scrisse, inoltre, alcuni libretti d'opera, musicati da Respighi (Re Enzo), Allegra (Ave Maria e Il medico suo malgrado) e Cassone (Al mulino)[1]. Come soggettista, oltre al già citato L'orologio a cucù, firmò (con Guglielmo Zorzi) La notte delle beffe, un film del 1939 diretto da Carlo Campogalliani e interpretato da Amedeo Nazzari[5].
Come sindacalista s'interessò, sin dai primi anni del Novecento, all'organizzazione degli agrari padani. Oratore efficace e spirito combattivo, il 5 ottobre 1914 Donini, allora segretario provinciale dell'Associazione Agraria, rimase ferito a Guarda di Molinella negli scontri tra gli uomini degli agrari che trasportavano in auto i crumiri al lavoro e braccianti e mezzadri del luogo in sciopero[2][6]. Nello scontro morirono cinque persone: un autista della colonna degli agrari e quattro lavoratori che dovevano sostituire gli scioperanti[7].
Nel 1920 fu chiamato alla direzione della Confederazione nazionale dell'agricoltura, direzione che mantenne fino al 1924, quando abbandonò l'incarico per la fusione, non condivisa, tra la Confederazione che dirigeva e la Federazione italiana sindacati agricoltori fascisti. Dalla fusione ebbe poi origine, nel 1926, la Confederazione fascista dell'agricoltura. Nei vent'anni successivi alle dimissioni, Donini assunse la segreteria di un'associazione internazionale degli agricoltori[2].
Nel secondo dopoguerra si dedicò ad attività assistenziali per i lavoratori e nel 1952 divenne presidente della Cassa nazionale di assistenza degli autori drammatici. Nel 1956 la Presidenza del Consiglio gli assegnò un premio per la sua attività letteraria[2]. Si spense a Roma nel 1961 a settantaquattro anni.

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