Odoardo Ciani
Persona
librettista
, Bonito, Avellino / , Campana, Cosenza
Biografia
Nacque a Bonito il 16 dicembre 1837 da Antonio e da Teresa Capozzi. D’ingegno vivace e multiforme, d’animo profondamente patriottico, diede un valido contributo, specialmente attraverso le sue tragedie, alla causa dell’unità d’Italia. Il poeta Dall’Ongaro gli fu amico ed incitatore. Con le sue romanze che cantavano Dio, la patria e l’amore, si fece ammirare nei salotti napoletani.il suo verso fluido ed armonioso si lascia ammirare in “Cento romanze, canti e melodie” (Napoli 1870), “Di cui nol troverai”, musicata dal Caracciolo e in altr romanze musicate dal Tosti. Scrisse le tragedie: “Il Virato”, “Carlotta Corday” e “Traditori della patria”. Quest’ultima fu pubblicata nel 1864, sotto il titolo “Teatro”. Tentò con successo il melodramma e, nel 1874, diede al teatro Mercadante di Napoli il “Benvenuto Cellini”, con musica di Antonio orsini. L’opera fu applaudita e ripetuta per diverse sere. nel 1876, ricorrendo il settimo centenario della Lega di Legnano, pubblicò a Napoli i “Ricordi italiani”. Trattò anche il romanzo e la novella, pubblicando “Ortigra” e lasciando inedita “La sposa del mare”. Si occupò anche di ricerche storiche, pubblicando, nel 1866, una “Storia di Bonito”, una “Storia di Castellabate” e quella della città di Agnone, facendo seguire quest’ultima da cinqua canti popolari dialettali tradotti in italiano. Confutando Mommsen, rivendicò all’Irpinia Zulsola o Melae, mediante una monografia pubblicata a Benevento nel 1882. Laureato in legge, scrisse un trattato di diritto che gli valse, per meriti riconosciutigli dallo stesso ministro guardasigilli Mancini, il grado di Pretore. Fu in relazione epistolare con Manzoni, Tommaseo, Dall’Ongaro e Cantù. Tommaseo nel “Dizionario estetico” e De Gubernatis nella “Vite degli uomini illustri” parlano di lui. Amante della musica, suonava egregiamente il flauto ed il liuto. Di animo nobile e generoso, particolarmente sensibile alle umane sofferenze, consumò un cospicuo patrimonio. Tradito dai subalterni del suo ufficio, fu sospeso dalla carica e dallo stipendio. Morì povero e lontano dalla sua famiglia, in un romitorio di Campana (Cosenza), il 15 settembre 1900.
Tratto da “LA STORIA DI BONITO” 2° edizione di Carlo Graziano
fonte: comunedibonito.it