Mario Pistoni
Persona
ballerino
, Roma / , Arolo, Varese
Biografia
Pistóni, Mario. - Ballerino e coreografo (Roma 1932 - Arolo, Varese, 1992). Allievo della scuola di ballo del Teatro dell'Opera di Roma, divenne primo ballerino di quel teatro nel 1951. Passò nel 1953 alla Scala di Milano, dove interpretò i grandi balletti del repertorio (Giselle, Petruška, Romeo e Giulietta di S. S. Prokof´ev, quest'ultimo sia nella versione di A. Rodrigues sia in quella di J. Cranko). Tra le sue coreografie, tutte caratterizzate da un solido impianto classico-accademico, si segnalano Francesca da Rimini di P. I. Čajkovskij (1965), La strada di N. Rota (1966), Il mandarino meraviglioso di B. Bartók (1968), Concerto dell'albatro di G. F. Ghedini (1972), Romeo e Giulietta di Prokof´ev (1973), I promessi sposi di R. Hazon (1985).
fonte: treccani.it
VARESE . Il coreografo Mario Pistoni, per molti anni primo ballerino e poi etoile della Scala, e' morto ieri a 59 anni in seguito a un ictus. Mario Pistoni e' stato uno dei migliori ballerini italiani e uno dei nostri coreografi piu' attenti e aggiornati degli anni della rinascita del balletto nel nostro Paese. Era di solida preparazione classica ma al tempo stesso si mostrava aperto ai suggerimenti della musica contemporanea e ai colori e ai ritmi americani. Ebbe grandi opportunita' alla Scala dove fu primo ballerino gia' negli anni 50 e dove pote' creare titoli importanti per Carla Fracci e Luciana Savignano. Nato a Roma nel 1933, Pistoni si era formato alla Scuola del Teatro dell' Opera della capitale con Caorsi e la Battaggi, entrando giovanissimo nel corpo di ballo. Guidato da Aurelio Milloss, debutto' nel 1951 nella "Soglia del tempo" del coreografo ungherese, su musica di Bela Barto' k. Milloss, allora, era il faro del balletto italiano. Il teatro milanese, che aveva riconquistato nell' immediato dopoguerra il suo antico prestigio, in quello stesso anno fece posto al giovane romano nel suo corpo di ballo, affidandogli presto ruoli classici (Giselle, Romeo e Giulietta) e titoli del Novecento come Petruska. L' abilita' tecnica e la versatilita' intellettuale permisero a Pistoni di fare una rapida carriera: era disponibile alle novita' (ricordiamo Sebastian della Novaro, Don Giovanni e Mario e il Mago di Massine) e sapeva di essere un partner affidabile per le stelle nascenti della nostra danza. Se avesse avuto il coraggio di uscire piu' spesso dai nostri confini, di tentare avventure all' estero, sarebbe diventato una star internazionale. Si dedico' alla coreografia con successo gia' negli anni 60. Aveva uno stile robusto, spesso violento, fortemente sintetico, un po' a imitazione degli americani. Per Carla Fracci e se stesso aveva creato una rilevante "Francesca da Rimini", poi aveva riletto in chiave moderna il "Figliol prodigo" e "Il mandarino meraviglioso"; successi anche con mutazioni e spirituals per orchestra. Aveva il ritmo nel sangue e lo esprimeva in balletti brevi e in creazioni piu' distese quale il recente "Promessi sposi". Nella generazione dei Bortoluzzi e dei Fascilla, della Fracci, della Cosi, della Cova (che divenne sua moglie), nel piccolo Olimpo della Scala il ballerino romano diventato milanese a tutti gli effetti riusci' a portare prima di ogni altro italiano un vento di novita' . Il suo piu' grande successo fu comunque "La strada" (1966) ispirato al film di Fellini con le musiche di Rota; eseguito un' infinita' di volte e portato al successo da Carla Fracci, il balletto apparira' anche nella prossima stagione scaligera. Pistoni ha partecipato a diversi importanti festival, ha lavorato per la televisione (fu nel cast di "Fantastico" dell' 81.82), ha svolto attivita' di direttore presso vari Enti, da Roma a Napoli a Verona, sempre fedele al suo stile onesto e coraggioso. Creo' parti importanti per le nostre grandi ballerine battendosi per costruire personaggi nuovi quando intorno a lui, purtroppo e spesso, c' era il deserto. Ci lascia ancor giovane e in noi resta il rimpianto di non avergli concesso forse tutti gli spazi che meritava. Mario Pasi
Pagina 22
(24 agosto 1992) - Corriere della Sera
fonte: archiviostorico.corriere.it