Michele Fanoli
Persona
disegnatore
, Cittadella, Padova / , Milano
Biografia
FANOLI (Fanolli), Michele. - Nacque a Cittadella (Padova) il 9 luglio 1807 (Cittadella, Arch. parrocchiale, Libro dei battesimi, anni 1799-1818) da Lorenzo e Marianna Venzo. Il padre era commesso postale della cittadina e la famiglia viveva in gravi ristrettezze. Il giovane F. sfogava la sua tendenza d'artista tracciando con il carbone sulle pareti dello stallo (l'ufficio di suo padre nell'attuale corso Indipendenza) teste e figure di fantasia. I disegni furono visti dal conte Leopoldo Cicognara, presidente dell'Accademia di belle arti di Venezia, che rimase colpito dal suo talento. Per suo interessamento e con l'appoggio del Comune di Cittadella, il F. fu ammesso nel 1823 all'Accademia di belle arti di Venezia con una pensione di 400 lire annue per un biennio (Venezia, Arch. dell'Accad. di belle arti, Statistica dei pensionati dei Comuni, 1823, doc. cit. in Miotti, 1970-71, p. 17).
Fin dai primi anni si fece notare per la sua abilità nel disegno e ricevette premi nel 1824, 1826 e 1827 per copie dal rilievo e gli accessit per il disegno del nudo (Discorsi letti nella I. R. Accademia di belle arti per la distribuzione dei premi, 1822-1827; cfr. Miotti, 1970-71, p. 18). Il 10 nov. 1827 la presidenza dell'Accademia, vista la felice riuscita del F. e dato lo stato tristissimo della famiglia, propose a suo favore un sussidio di tre anni (Venezia, Archivio dell'Accademia, Stato degli alunni addotti all'... Accademia di belle arti pensionati dal ... governo di Venezia; cfr. Miotti, 1970-71, p. 19). Il F. frequentò l'Accademia dal 1823 al 1830 circa.
Nell'Accademia di Venezia, dove imperava il gusto neoclassico e si dava molta importanza al segno, l'ambiente e l'insegnamento erano piuttosto consoni al temperamento del F., non portato a slanci dell'immaginazione ma alla riproduzione del naturale con un disegno corretto e preciso sorretto da intelligente finezza. Per tali sue capacità veniva accolto nelle più cospicue famiglie di Venezia, di Padova e di Cittadella, soprattutto per eseguire ritratti (Fanoli, 1891, p. 7).
Il suo dipinto La partenza dei promessi sposi (1831; Padova, Museo Bottacin, ma è di propr. del Museo civico, Inv. MC 2342) fu esposto nell'Accademia di Venezia in occasione della distribuzione dei premi (cfr. A. Meneghelli, La partenza dei promessi sposi, dipinto di M. F., lettera all'abate Angelo Dalmistro ... di Padova il dì 30 sett. 1831, in Opere scelte, II, Padova 1843, pp. 243-250).
Il F. affronta il tema con l'ingenuità del giovane educato alle regole del genere storico (F. Mazzocca, L'officina dei Promessi sposi, catal. della mostra allestita a Brera nell'ambito dell'esposizione Manzoni. Il suo e il nostro tempo, Milano 1985, p. 80).
Uno dei dipinti più significativi del F., risalente al 1832 (cfr. Miotti, 1970-71), si trova nel duomo di Cittadella (secondo altare a sinistra) e raffigura la Beata Veronica Giuliani (poi santificata) nell'atto di ricevere le stigmate, con tre angeli e i SS. Antonio Abate e Filippo Neri. Intenso di pathos anche se stilisticamente un po' sbilanciato, fu esposto all'Accademia di Venezia ed ebbe una certa risonanza (cfr. A. Meneghelli, Appendice di belle arti, in Gazzettaprivilegiata di Venezia, 1832, n. 224; vedi anche La Moda. Giornale di amena conversazione, I, n. 19, 10 nov. 1832).
Il dipinto rappresentante l'allegoria della Riconoscenza, di gusto neoclassico, esposto nel Municipio di Cittadella, fu donato dal F. ai suoi concittadini (Franceschetto, 1985). Del 1836 è una pala raffigurante l'Ascensione nella chiesa di S. Martino di Lupari (Padova; Miotti, 1970-71, p. 105). Il dipinto ovoidale raffigurante Dante e Sordello nel Purgatorio fu eseguito su commissione del conte Antonio Cittadella Vigodarzere (non Andrea come in Fanoli, 1891, p. 7) per la sua villa di Saonara passata poi ai Valmarana.
Il F. lasciò presto la pittura per dedicarsi completamente alla litografia, per lo più di riproduzione, affermandosi notevolmente in questo campo grazie alla sua abilità nel disegno. Nel periodo veneziano litografò soprattutto ritratti di personaggi dell'ambiente padovano e veneziano: Giovanni De Lazara, Giuseppe de Menghin, Lorenzo Fabris, Giuseppe Jappelli.
Fu autore del primo saggio dello stabilimento litografico di C. Galvani (Venezia) con il ritratto dell'Abate Giuseppe Barbieri, segretario dell'Accademia, dedicato a G. De Lazara (c. 1830; tre esemplari con varianti a Milano, Racc. Bertarelli). Ancora per la Litografia Galvani eseguì nel 1830 circa il ritratto a mezzo busto della cantante Rosalbina Caradori Allan (Milano, Racc. Bertarelli; il disegno originale è presso il Museo Correr di Venezia: cfr. Miotti, 1970-71, p. 105). Dalla litografia fu tratta un'incisione in rame di dimensioni ridotte, inserita in Tributo poetico alla signora Rosalbina Caradori Allan prima virtuosa di canto nel gran teatro La Fenice in Venezia. Il carnevale 1829-30, Venezia, Tip. Antonelli, 1830 (Milano, Racc. Bertarelli). Sempre per la Litografia Galvani eseguì il ritratto del Dott. Jacopo Colludrovick (in Elenchi censura, ottobre 1830; 3 esemplari con varianti, Milano, Racc. Bertarelli, e Biblioteca Braidense, Fondo Stampe).
Eseguì anche illustrazioni per opuscoli in versi che si usavano stampare in occasione di nozze: i ritratti degli sposi per Fiori poetici per le faustissime nozze del nobile signore Spiridione Papadopoli colla nobile contessa Teresa Mosconi, Venezia, Lit. Galvani, 1831 (Milano, Raccolta Bertarelli); per il volume Festeggiandosi nel giorno 16 maggio 1831 le ... nozze Eloisa Piazza di Padova e Antonio Zara di S. Siro, Venezia, Lit. Galvani, eseguì una Allegoria dell'Amore (cfr. Miotti, 1970-71, p. 77); nella Raccolta Bertarelli si conserva solo la litografia.
Purtroppo non è più rintracciabile la Rimembranza pubblicata dal Calabi (1958, pp. 25, 143, tav. XXIX), ideata e litografata dal F. (in Elenchi censura, agosto 1833): raffigura una giovane donna in camicia da notte seduta sopra un letto; a destra, sopra una mensola, è il gruppo di Amore e Psiche del Canova.
Il Ritratto di L. Cicognara (Elenchi censura, febbraio 1833) è tratto dal dipinto di L. Lipparini conservato nel Museo di arte moderna di Venezia.
Fra gli altri ritratti si ricordano quello di Bartolomeo Villabruna, canonico di Feltre, datato 1834, dello Stabilimento litografico Deyé (Milano, Racc. Bertarelli), e quello della celebre cantante Giuditta Pasta, ancora dello Stabilimento Deyé (su Elenchi censura, febbraio 1834; Milano, Biblioteca Braidense); il ritratto di Lorenzo Fabris fu invece litografato da G.B. Cecchini, Lit. Deyé (Elenchi censura, maggio 1834; Milano, Raccolta Bertarelli). Di eccezionale livello artistico è il ritratto di Giuseppe Jappelli, Lit. Deyé (Elenchi censura, maggio 1835; Cittadella, signora Gisla Franceschetto, Milano, Raccolta Bertarelli e Bibl. Braidense). La litografia è firmata "M. Fanoli dip. e dis." (cfr. Fanoli, 1891, p. 7: "pel celebre architetto Jappelli eseguisce il ritratto con finezza e naturalezza ancora ammirata"). Il dipinto, invece, non è più rintracciabile.
Il ritratto del Cav. Giuseppe nobile De Menghin, da un dipinto di Eugenio Guglielmi, venne stampato dalla Lit. Veneta diretta da G. Kirchmayer (Milano, Biblioteca Braidense). Negli elenchi delle stampe della Braidense è datato Venezia 1840. Gli ultimi disegni eseguiti a Venezia, prima di partire per Parigi, raffigurano bozzetti di sculture di Antonio Canova. Il F. poté sostare a lungo nella Gipsoteca di Possagno, dove erano riuniti i bozzetti in creta e i modelli di gesso di monumenti e busti del Canova rimasti nello studio di Roma. Egli non li riprodusse pedissequamente, ma li riunì per soggetti entro un'ambientazione surreale e li presentò in una serie di cinque grandi litografie (cm. 46 x 77) che avrebbero costituito il suo debutto trionfale a Parigi. Come si legge nel Caimi (Commemorazione, 1876, pp. 138 ss.), il F. lavorò una pietra ma non la fece stampare, dubitando di trovare in Italia stampatori sufficientemente abili.
Verso la fine del 1840 decise di recarsi in Francia, dove la tecnica litografica si era grandemente perfezionata portando con sé la pietra e i disegni. Presso lo stampatore J. Lemercier e l'editore Goupil furono pubblicate a Parigi le cinque litografie. L'impresa comportò tempi non brevi (1841-1846) e complessi problemi esecutivi, ma trovò calorose accoglienze nel mondo artistico. L'opera uscì in contemporanea a Firenze (da Vieusseux), Londra, Madrid, Pietroburgo e Venezia (esemplari a Parigi, Cabinet des estampes della Bibliothèque nationale; Cittadella, dott. Giuseppe Streliotto; Milano, Biblioteca Braidense) e ottenne un premio all'Esposiz. universale di Parigi del 1855. Sotto ogni tavola è costante l'indicazione: "Michele Fanoli ordinò, disegnò, litografò".
Le tavole, che non recano date, sono citate tutte negli Elenchi censura senza indicazione dei soggetti, che sono tuttavia chiariti nelle lunghe didascalie: 1) figure mitologiche femminili (cfr. Miotti, 1970-71, p. 69, n. 99); 2) soggetti mitologici (cfr. ibid., p. 94, n. 96); 3) monumenti sepolcrali riuniti in un ideale mausoleo (cfr. F. Mazzocca, in Garibaldi. Arte e storia, Arte [catal.], Firenze 1982, pp. 54 s.); 4) monumenti e busti riuniti in un ideale Pantheon (cfr. ibid.); 5) soggetti religiosi (pervenuta alla Bibl. Braidense nel 1847).
Trovando intorno a sé molto consenso, il F. rimase a Parigi fino al 1860, svolgendo un'attività tanto intensa che è impossibile indicare tutte le litografie eseguite durante il soggiorno in quella città (ma cfr. Miotti, 1970-71, pp. 71-105).
Dal 1847 il F. usò tecniche sempre più raffinate. Alcuni fogli sono su carta resistente e sottile, analoga alla carta di China, molto in uso allora in Francia; per la sua finezza, la sua aderenza, la sua tinta non completamente bianca, era adatta ad armonizzare e addolcire le durezze che potevano derivare dalla mancanza delle mezze tinte. Fra le litografie di maggior pregio è Les willis, da un dipinto di A. Gendron (presso la Litogr. Lemercier; editori Goupil, Vibert e C. a Parigi e E. Gambart a Londra; Milano, Racc. Bertarelli). [...]Malgrado i progressi della fotografia, il F. aveva ancora fiducia nelle riproduzioni artistiche; riuscì pertanto, nonostante le difficoltà, a migliorare i metodi litografici a Milano. Mancandovi stabilimenti litografici validi, per anni affidò ai fratelli Doyen di Torino la stampa delle litografie della sua scuola. Nella grande esposizione didattica italiana del 1872 furono esposte opere dei suoi allievi. Purtroppo i suoi sforzi generosi trovarono ostacolo alla loro realizzazione per varie cause: la mancanza di editori intraprendenti, lo smercio a buon prezzo in Italia di stampe straniere, le preoccupazioni politiche ed economiche e soprattutto i progressi della fotografia (Caimi, Commemorazione, 1876, p. 148).
Ispirato a un sentimento di gratitudine, il primo saggio della scuola di litografia dell'Accademia di belle arti di Milano è il Ritratto del conte Terenzio Mamiani della Rovere raffigurato a mezzo busto e a grandezza naturale, litografato, sotto la direzione del F., da Eugenio Alberti, uno dei suoi primi allievi (Litografia Ronchi e Corbetta, Milano 1861: esemplare a Milano, Racc. Bertarelli; per altre litografie della scuola, cfr. Caimi, Commemorazione..., 1876, p. 149).
II F. fu anche consigliere accademico (Caimi, Relazione..., 1876). Alle amarezze delle sue delusioni si aggiunse il dolore straziante per la morte della moglie (Fanoli, 1891, pp. 12 ss.). Negli ultimi anni della sua triste vecchiaia gli fu affidato un lavoro importante: eseguire una serie di litografie da disegni del pittore Q. Cenni per illustrare l'Odissea tradotta da Paolo Maspero, pubblicata dallo Stabilimento litografico Ricordi. Non riuscì a terminarlo (Caimi, Commemorazione..., 1876, p. 149).Morì a Milano il 19 sett. 1876 e fu sepolto nel cimitero Monumentale.
fonte: treccani, it, voce a cura di Clelia Alberici