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Carlo Negrini

Persona

tenore

, Piacenza / , Napoli


Biografia   

Carlo Negrini (Piacenza, 22 giugno 1826 – Napoli, 14 marzo 1866) è stato un tenore italiano.

Di umilii origini, il suo vero cognome era Villa, ma lo cambiò in Negrini su consiglio dell'impresario Angelo Boracchi, conosciuto a Milano, dove stava proseguendo gli studi iniziati a Parma tra il 1845 e il 1848, dopo avere cantato anche come corista.
Esordì nel 1850 al Teatro alla Scala di Milano ne I Lombardi alla prima crociata di Giuseppe Verdi (rappresentata come Gerusalemme). Dotato di «voce prepotente e padronanza scenica» si affermò velocemente e cantò in molti teatri del Nord Italia. Più tardi fu anche a Napoli, dove Errico Petrella scrisse per lui alcuni ruoli, e a Barcellona.
Ingaggiato presso il Théâtre Italien di Parigi, fu colpito da un colpo apoplettico poco prima di partire alla volta della capitale francese, e morì pochi mesi dopo.
Il Fétis ne ricorda la voce «superba, potente e dotata di ottimo timbro», l'abilità teatrale e le qualità di «cantante drammatico e appassionato».

fonte: wikipedia

Negrini Carlo

professione: tenore
data nascita: 22/06/1826
luogo nascita: Piacenza
data morte: 14/03/1866
luogo morte: Napoli


Il vero cognome era Villa e faceva il chiodaiolo presso Salvatore Marchelli, fratello del cantante Domenico quando, con l'aiuto del datore di lavoro, iniziò lo studio della musica alla Regia Scuola di musica di Parma, dove rimase dal 1845 al 1848. Un mecenate, Alessandro Mattioli, lo inviò a sue spese a Milano per studiare con Bartolomeo Prati. Qui l'impresario Angelo Boracchi gli consigliò di prendere il cognome di Negrini, in quanto portava fortuna. Secondo lo Spezzaferri iniziò a cantare in Italia, a Costantinopoli e a Londra, ma di questi primi passi della carriera non abbiamo trovato alcuna documentazione. La storia per noi ha inizio il 26 dic. 1850, quando debuttò alla Scala di Milano della Gerusalemme di Verdi, che non era altro che I lombardi con il nome censurato. Anche nelle opere del prosieguo della stagione ebbe successo e divenne di colpo un cantante molto ricercato (ritornò nel Massimo milanese nel 1853, 1858, 1862 e 1863). Nella stagione d'estate 1851 fu a Bergamo e nel carnevale al Reale Teatro Carolino di Palermo con la paga astronomica di 22.500 lire; nell'ott. 1853 inaugurò il nuovo Teatro Chiabrera di Savona con l'Attila; fu poi alle Muse di Ancona (1854) nel Viscardello, nome censurato del Rigoletto; al Teatro Regio di Parma cantò solo una sera, in quanto il giorno dopo fu ucciso Carlo III e la stagione venne sospesa (1854); nello stesso anno fu al Teatro Regio di Torino, poi alla Fenice di Venezia, dove, tra le altre opere, cantò nel Poliuto di Donizetti che considerava il suo cavallo di battaglia (1854-55); nella Fiera di maggio fu a Reggio Emilia (1855); nel carnevale successivo ancora alla Fenice di Venezia; nel maggio al Teatro Sociale di Mantova (1856) e subito dopo al Teatro di Tordinona di Roma, dove ritornò nel 1860. Nel carnevale 1857-58 fu al Teatro Carlo Felice di Genova e poi al S. Carlo di Napoli, dove Petrella scrisse per lui la parte di Glauco nella Jone (come pure altre opere sempre al S. Carlo: Morosina, Il duca di Scilla, nel 1860, e Virginia nel 1861). Nel 1859 fu a Piacenza, accolto in trionfo, e nel 1862 cantò a Modena sia il Poliuto che la Jone. Cantò anche in Spagna e a Barcellona fu al Teatro Principal (1857 e 1858), al Teatro del Liceu (1863-64 in Jone, Norma, Poliuto, Il giuramento, Le prophète, Gemma di Vergy, Faust) e inaugurò il Teatro Nuovo di Spoleto (estate 1864). Con la moglie Clelia, figlia dell'impresario Giovanni Bonola, si era stabilito a Posillipo: ritornando dalla Spagna, a Genova ebbe un colpo apoplettico. Rimessosi, stava per partire per Parigi per rappresentarvi la Jone, quando ebbe una ricaduta che, dopo 9 mesi di infermità, lo portò alla tomba, lasciando un grande rimpianto tra gli amanti del teatro ma la famiglia sull'orlo della miseria, in quanto non aveva amministrato con oculatezza i ricchi guadagni. Fu ricordato per la magistrale espressione del canto e la grande arte drammatica e per il carattere tutto suo che sapeva imprimere alle parti che eseguiva.
BIBLIOGRAFIA: Presente in tutte le enciclopedie; G.N. Vetro. Le voci del Ducato, in G.Pr, 9 gen. 1983.
ultimo aggiornamento: 05/10/2009
©2011 Gaspare Nello Vetro autore del Dizionario della musica e dei musicisti del Ducato di Parma e Piacenza

fonte: Casa della Musica

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