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Maria Labia

Persona

maestro di canto

, Verona / Verona


Biografia   

Maria nacque a Verona il 14 febbr. 1880. Forse più celebre della sorella Fausta, grazie a una natura vocale più irruenta e all'interpretazione scenica più realistica, studiò esclusivamente con la madre Cecilia e debuttò nel 1902 in concerti a Verona, Milano e Padova con la sorella Amalia (circa 1875-1940; violinista diplomata al conservatorio di Milano, moglie di Giuseppe Adami, librettista di R. Zandonai e Puccini, per cui scrisse La rondine, Il tabarro, Turandot). Fra il 1903 e il 1904 Maria compì un giro di concerti in Russia, fermandosi a Odessa - qui probabilmente incontrò per la prima volta il baritono M. Battistini -, Riga, Kiev e infine Mosca, dove cantò in un concerto, diretto da Mascagni (M. Labia, Guardare indietro…, p. 27). Nel 1905, sulle orme della sorella Fausta, debuttò al teatro Reale di Stoccolma come Mimì ne La bohème di Puccini, cui seguirono Mefistofele, Cavalleria rusticana di Mascagni, Pagliacci. Nel 1906 andò a Berlino, dove il direttore del teatro della Komische Oper, H. Gregor, stava attirando l'interesse del mondo teatrale-musicale per le sue idee innovative sulla messinscena dell'opera: Maria assistette a Les contes d'Hoffmann di J. Offenbach e a Pelléas et Mélisande di C. Debussy e decise di presentarsi al "regista", che la volle sentire in alcuni estratti di Cavalleria. Dalla loro collaborazione nacquero, l'anno seguente, due prime locali: Tosca, cantata in tedesco e diretta da E. Tango, e Tiefland, opera in stile verista di E. D'Albert; i due titoli in pochi anni avrebbero raggiunto rispettivamente la centesima e la trecentesima replica. Nel 1908-09 Maria si trattenne negli Stati Uniti (Cavalleria e Otello di Verdi a New York e Filadelfia con G. Zenatello; La Gioconda di A. Ponchielli, diretta da C. Campanini a Boston), per tornare a Berlino l'anno dopo, dove ottenne un nuovo successo nella prima locale di Resurrezione di F. Alfano. Dal 1911 cantò a Vienna, ancora a Stoccolma, Copenaghen, Budapest, Riga, poi Varsavia, Praga, Odessa, Mosca: i titoli più eseguiti furono Tosca e Tiefland, cui si aggiunsero Carmen di G. Bizet e Un ballo in maschera; in quest'ultima, a suo dire, Maria fu una delle prime interpreti a eliminare alcune cadenze di tradizione non scritte (M. Labia, Guardare indietro…, p. 45). Al 16 nov. 1912 risale il suo debutto alla Scala di Milano, protagonista della Salomè di R. Strauss, che interpretò l'anno seguente all'Opéra di Parigi, entrando in diretto contatto con l'autore; nel 1913 fu a Praga per I gioielli della Madonna di Wolf-Ferrari e nel 1914 fu protagonista a Mosca nella Thaïs di Massenet.
Dal maggio 1916 al giugno 1917, in pieno conflitto mondiale, fu detenuta nel carcere di Ancona con l'accusa di spionaggio per la Germania, suscitata dalle sue frequentazioni di personalità politiche tedesche durante le ripetute permanenze berlinesi. Prosciolta, riprese la carriera creando il ruolo di Giorgetta ne Il tabarro di Puccini (11 genn. 1919), in prima europea al teatro Costanzi di Roma. Continuò ad ampliare il repertorio con Il matrimonio segreto di D. Cimarosa (Trieste 1921), Madame Sans-Gêne di U. Giordano, Falstaff, anche sotto la severissima direzione di A. Toscanini, I quattro rusteghi, opera con la quale terminò la carriera all'età di 56 anni.Intanto, dal 1930, aveva iniziato l'attività didattica, dapprima a Varsavia, dove risiedette fino al 1934 per otto mesi l'anno, poi a Roma, presso l'Accademia di S. Cecilia, fino al secondo conflitto mondiale. Si ritirò quindi definitivamente nella sua villa gardesana di Malcesine, ove morì il 10 febbr. 1953.

Diversamente dalla sorella Fausta, dotata di una maggiore raffinatezza e padronanza tecnica, Maria aveva una naturale affinità con la cosiddetta opera verista; la voce, pur non sempre potente, era capace di grandi varietà senza risparmio di momenti estremi e urlati, come si può constatare da alcune sue registrazioni, secondo lo stile che aveva portato al successo cantanti come Gemma Bellincioni. Inoltre la critica sottolineò sempre il realismo della sua recitazione e il coinvolgimento emotivo delle sue interpretazioni. Non appare casuale, alla luce di queste caratteristiche, la scarsa incidenza che il melodramma verdiano ha avuto sul suo repertorio. Tuttavia questa naturale tendenza non le impedì, nella fase seriore della carriera, di affrontare ruoli completamente diversi: dalla Nannetta del Falstaff a Il matrimonio segreto, dalla Caterina di Madame Sans-Gêne, all'enorme successo della sua Siora Felice ne I quattro rusteghi.
Ha lasciato gli scritti L'arte del respiro nella recitazione, nel canto, nell'igiene del vivere (Roma 1938) e il volumetto di memorie più volte citato che, sebbene non sempre affidabile, consegna il ritratto di un mondo musicale ormai scomparso e una concezione della società oggi tramontata: Guardare indietro; che fatica!, Verona s.d. (ma 1950).

fonte: dizionario biografico degli italiani, voce a cura di Antonio Rostagno (treccani.it)

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