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Jacopone da Todi

Persona

poeta

Todi, Perugia / , Collazzone, Perugia


Biografia   

Jacopo De Benedictis detto Jacopone da Todi (Todi, 1233 circa – Collazzone, 25 dicembre 1306) è stato un religioso e poeta italiano venerato come beato dalla Chiesa cattolica. I critici lo considerano uno dei più importanti poeti italiani del Medioevo, certamente fra i più celebri autori di laudi religiose della letteratura italiana. La sua è una "voce vigorosa e sconvolgente", che si inserisce in modi e forme eccezionali nel contesto della nuova tradizione della lauda.
Di Jacopone ci sono giunti, oltre alle Laude (di cui circa 90 di sicura attribuzione e numerose altre incerte), un'epistola latina a Giovanni della Verna, il celebre Pianto della Madonna e lo Stabat mater, mentre vi sono dubbi su alcuni Detti e su un Trattato sull'amore mistico.Le scarse notizie sulla sua vita sono quasi completamente ricavate dalla sua opera.
Nato tra il 1230 e il 1236 da Iacobello, della nobile famiglia tudertina dei Benedetti, Jacopo studiò legge probabilmente all'università di Bologna e intraprese la professione di notaio e procuratore legale, conducendo una vita spensierata, spesso esasperata dalle biografie antiche in funzione agiografica, per contrasto con la vita dopo la conversione.
Nel 1267 sposò Vanna, figlia di Bernardino di Guidone, conte di Coldimezzo. La moglie, secondo la leggenda, morì l'anno seguente durante una festa da ballo, per il crollo di un pavimento: dopo che sul corpo della moglie fu trovato un cilicio che essa indossava anche nelle occasioni mondane (non è chiaro se fosse il marito stesso a costringervela), Jacopo abbandonò la vita mondana (nell'inverno del 1268) e, distribuiti ai poveri i propri averi, peregrinò per dieci anni, vivendo di elemosina e subendo continue umiliazioni, assumendo il nome con cui poi sarà universalmente conosciuto.
Nel 1278 entrò come frate laico nell'ordine francescano, probabilmente nel convento di Pantanelli presso Terni, scegliendo la corrente rigoristica degli "spirituali" (o "fraticelli"), che si contrapponevano alla corrente predominante dei "conventuali", portatori di un'interpretazione più moderata della Regola francescana. Attuò in quel periodo una ruvida polemica contro la corruzione ecclesiastica e si recò spesso a Roma.
Nel 1288 Jacopone si trasferì a Roma, probabilmente presso il Cardinale Bentivenga.
All'inizio del breve pontificato di Celestino V (agosto 1294), papa eremita e in odore di santità, gli spirituali, sottoposti a vessazioni e persecuzioni nell'ordine a causa del loro atteggiamento intransigente e restio ad ogni compromesso, furono ufficialmente riconosciuti come ordine con il nome di Pauperes heremitae domini Celestini. Jacopone indirizzò anzi al nuovo pontefice una lauda, Que farai, Pier dal Morrone, con l'intento di metterlo in guardia da atteggiamenti di compromesso. Ma dopo l'abdicazione di Celestino (dicembre 1294), il nuovo papa Bonifacio VIII, acerrimo nemico delle correnti più radicali della Chiesa, non appena eletto, abrogò le precedenti disposizioni e la congregazione dei Pauperes si schierò con la famiglia Colonna, acerrima nemica dei Caetani cui apparteneva Bonifacio.
Jacopone fu tra i firmatari del Manifesto di Lunghezza del 10 maggio 1297, con cui gli avversari di Bonifacio VIII, capeggiati dai cardinali Jacopo e Pietro Colonna dichiaravano nulla l'abdicazione di Celestino V e illegittima l'elezione di Bonifacio.
La risposta di Bonifacio VIII non si fece attendere: scomunicò tutti i firmatari con la bolla Lapis abscissus del 23 maggio 1297 e cinse d'assedio Palestrina, la roccaforte dei dissidenti. Nel settembre del 1298 Palestrina fu presa e Jacopone fu spogliato del saio, processato, imprigionato nel carcere sotterraneo del convento di san Fortunato a Todi, da dove continuò a polemizzare nei confronti del Papa, cui chiedeva di essere liberato dalla sola scomunica.
Jacopone fu liberato solo nel 1303, dal nuovo papa Benedetto XI, con la bolla Dudum bone memorie del 23 dicembre 1303, vivendo poi gli ultimi anni nel convento di San Lorenzo a Collazzone, dove, secondo Mariano da Firenze, morì la notte di Natale del 1306, nell'ospizio dei Frati Minori annesso al convento delle Clarisse.

fonte: Wikipedia

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