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Lorenzo Stecchetti

Persona

poeta

, Forlì / , Bologna


Biografia   

Olindo Guerrini, noto con gli pseudonimi di «Lorenzo Stecchetti», «Argia Sbolenfi», «Marco Balossardi», «Giovanni Dareni», «Pulinera», «Bepi» e «Mercutio» (Forlì, 4 ottobre 1845 – Bologna, 21 ottobre 1916), è stato un poeta e scrittore italiano, nonché bibliofilo e studioso di letteratura italiana.

 Sono nato (ahimè!) a Forlì; ma la mia vera patria è Sant'Alberto, 15 km al nord di Ravenna, dove i miei avi hanno sempre vissuto »
(O. Guerrini, La mia giovinezza, Zanichelli, 1916)
Nacque a Forlì[1] poiché la madre era forlivese e riteneva di essere meglio assistita nella sua città. Dopo il primo anno si trasferì a Sant'Alberto di Ravenna, dove il padre era farmacista.
La sua formazione fu affidata ai religiosi del collegio municipale di Ravenna. Espulso per indisciplina, Guerrini passò nel 1859 al Collegio Nazionale di Torino. Ottenuto a stento la licenza[2], si iscrisse a Giurisprudenza all'Università di Bologna, città dove trascorse quasi tutto il resto della sua vita.
Si laureò ed entrò in uno studio di avvocati, ma riconobbe ben presto che la pratica forense non faceva per lui. Partecipò attivamente, invece, alle lotte politiche locali. Venne eletto consigliere comunale di Ravenna negli anni 1870, 1872, 1879 e 1883. Fu anche assessore negli anni 1873-74, durante i quali istituì la sezione dei pompieri e fondò una biblioteca popolare a Sant'Alberto[3].
Nel 1874 fu uno dei collaboratori del giornale satirico bolognese Il Matto. Nello stesso anno si sposò con Maria Nigrisoli e fu assunto alla Biblioteca Universitaria di Bologna, della quale divenne in seguito direttore. Nel 1889 fu eletto membro del consiglio provinciale scolastico di Bologna. Nel 1891 diede le dimissioni e si ritirò dalla vita politica attiva.
Nel 1898 gli fu intentata una causa per diffamazione dall'allora vescovo di Faenza, mons. Giovacchino Cantagalli poiché il 25 settembre di quell'anno era apparsa sul periodico locale Il Lamone[4] (a indirizzo radicale) un sonetto ("Parla il pastore") irriverente verso il vescovo. Il sonetto era firmato «Argia Sbolenfi», uno degli pseudonimi di Guerrini.
Dopo una condanna in primo grado il 14 giugno 1899, che comportò una multa di 250 lire, Guerrini ricorse in appello e fu assolto[5]
Il 28 novembre 1914 si trasferì a Genova poiché, essendo scoppiata la guerra, ed essendo troppo anziano per prendervi parte attivamente, aveva offerto il proprio servizio ove occorresse ed era stato nominato bibliotecario nel capoluogo ligure; vi rimase sino al 1915.
Morì a Bologna di cancro alla gola il 22 ottobre 1916.

fonte: wikipedia

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