Aleksandr Sergeevič Puškin
Persona
drammaturgo
, Mosca, Russia / , San Pietroburgo, Russia
Biografia
Le origini
La famiglia del padre, Sergej L'vovič Puškin, maggiore in congedo, era di piccola ma antichissima nobiltà, mentre sua madre, Nadežda Osipovna nata Hannibal, era la nipote del famoso ingegnere di Pietro il Grande, l'abissino Abraham Hannibal, a cui Puškin dedicherà Il negro di Pietro il Grande, opera rimasta incompiuta.
Nonostante i rapporti con i genitori fossero piuttosto freddi, il secondogenito Puškin andrà sempre orgoglioso della sua nobiltà "vecchia di 600 anni" e del suo sangue africano. Non venne educato dai genitori, assidui frequentatori di salotti mondani, ma dalla nonna materna, dallo zio materno Vasilij, che apparteneva a un circolo letterario d'avanguardia chiamato Arzamas, e dalla balia Arina Rodionovna, il cui nome fu reso celebre dalle liriche che l'autore compose nell'ultimo periodo della sua vita.
La sua infanzia fu sempre caratterizzata dalla presenza di libri, soprattutto in francese, e da un ambiente che stimolava la curiosità per la lettura.
La giovinezza
Lettore accanito, formò la sua prima cultura nella ricca biblioteca paterna, sui classici di Boileau, Racine, Molière, Parny, Chénier, Rousseau, Montesquieu, Voltaire.
Nel 1811 Puškin entra al liceo di Carskoe Selo, che diventerà la sua seconda casa: qui conobbe il futuro poeta Delvig, i futuri decabristi Puščin e Kjuchellbeker, oltre a collaborare alla rivista della scuola, "Vestnik" (Notiziario), con primissime poesie in francese.
È in questo periodo, infatti, che comincia a scrivere versi. Nel 1814 alcune sue poesie comparvero sul "Vestnik Evropy" (Messaggero d'Europa), e prima ancora di lasciare il liceo egli venne invitato ad entrare a far parte della celebre società letteraria dell'Arzamas dove fu in grado di gareggiare con poeti già molto affermati come Žukovskij e Batjuškov. Nello stesso periodo conosce Čaadaev e Karamzin.
L'età adulta
Dopo aver completato i suoi studi, senza tuttavia eccellervi, nel 1817, Puškin diventò funzionario del Ministero degli Esteri, anche se di fatto non risulta che abbia mai svolto alcun lavoro ministeriale. A San Pietroburgo, dove risiedeva in quegli anni, condusse una vita all'insegna del piacere, primo fra tutti quello per le donne. In questo periodo frequentò Pavel Aleksandrovič Katenin e Aleksandr Sergeevič Griboedov. Ai salotti alternava tuttavia la partecipazione a società letterarie politiche progressiste, come l'"Arzamas" e la "Lampada verde" tanto che la poesia ispirò i lavori poetici di quel periodo ("La libertà", "La campagna", "Nöel") facendolo cadere in sospetto di attività sovversive tanto che fu confinato da un provvedimento di polizia nella Russia meridionale. Alcuni epigrammi rivoluzionari avevano infatti cominciato a circolare tra i salotti nobili ancor prima della pubblicazione di quest'opera, ed erano giunti a conoscenza dello stesso zar Alessandro I, che lo obbligò a lasciare la città, e ad assumere un incarico governativo nella sperduta e lontana Ekaterinoslav.
Lavorò nel frattempo ad un poema epico romantico in sei canti Ruslan e Ljudmila, edito nel 1822, a cura degli amici che erano rimasti nella capitale, che gli valse il rispetto e gli onori della nuova generazione di letterati e le antipatie della vecchia che vedevano nell'opera un'involuzione e un meticciamento della letteratura russa.
Puškin trasse vantaggio dal confino viaggiando al seguito del generale Raevsky, nominato suo custode, e visitando la Crimea, il Caucaso e la Bessarabia spingendosi, libero sulla parola data al generale con cui nel frattempo aveva stretto un forte legame di amicizia, fino a Kamenka e Chisinau. A Kamenka frequentò Pavel Ivanovič Pestel', capo della società segreta "Associazione del Sud".
Durante i due anni di confino scrisse Il prigioniero del Caucaso e una serie di liriche e poemetti in stile byroniano oltre ai primi tre canti dell'Evgenij Onegin.
L'esilio
Nel 1823 venne trasferito ad Odessa alle dipendenze del conte K.V. Voroncov. Odessa era allora un grande centro commerciale e una città cosmopolita per la presenza di stranieri, in particolare greci, ed era un ambiente piuttosto stimolante per uno scrittore (tra l'altro qui inizia il poema Gli zingari, pubblicato poi nel 1827).
Colà Puskin venne iniziato alla Libera Muratoria nella Loggia "Ovidio". Si profilarono peraltro dissapori con Voroncov il quale, volendo vendicarsi del corteggiamento di Puškin verso la moglie Elisabetta, forse coronato da successo, stante le bellissime liriche che l'autore russo le ha dedicato, lo denunciò per attività sovversiva alla polizia. Come prova produsse una lettera, sottratta dallo stesso Voroncov, in cui Puškin scriveva a un suo interlocutore di Pietroburgo con frasi giudicate atee. La polizia lo spedì quindi in esilio presso Pskov, nella tenuta materna di Michajlovskoe, dove rimase, senza la possibilità di allontanarsene, fino al 1826. In quell'anno infatti lo zar Nicola I, dopo aver represso il movimento decabrista, decise di annullare il provvedimento di confino avvisandolo tuttavia, in un'udienza privata, che da quel momento sarebbe stato il suo unico censore, salvo venir meno a quanto promesso quando la polizia intercettò una lettera mandata da Puškin ai decabristi in Siberia e riprese a controllarlo.
Intanto nel 1825 finì il poema drammatico Boris Godunov (rappresentato solo nel 1831) e il racconto in versi Il conte Nulin, oltre a diverse poesie.
Il ritorno a Pietroburgo
Tornato a San Pietroburgo, l'autore visse il momento più prolifico della sua esistenza di scrittore, coronato nel 1831 con il matrimonio con la bellissima Natal'ja Nikolaevna Gončarova.
Nello stesso anno Puškin incontra Gogol', e con lui instaura un forte rapporto di amicizia e reciproca stima, tanto che, quando nel 1836 avvia una sua rivista, pubblica al suo interno alcuni dei racconti più belli e famosi di Gogol'. Intanto Puškin e sua moglie cominciarono a frequentare la società di corte e gli eventi mondani. Ne derivò un periodo di grandi problemi finanziari e umiliazioni per lo scrittore, soprattutto a causa della moglie e dei suoi numerosi ammiratori, tra i quali lo zar stesso.
Nel 1833 uscì in volume Evgenij Onegin (con un capitolo censurato) e pubblicò La donna di picche, nel 1835 l'antologia Poemi e racconti (che non contiene ancora La figlia de capitano né le ultime poesie).
Il duello e la morte
Nel 1837, a seguito d'una lettera anonima che insinua l'infedeltà della moglie, dopo aver insultato il conte van Heeckeren, ambasciatore del Regno dei Paesi Bassi e padre adottivo del presunto amante di lei - il barone francese George d'Anthès, marito della sorella della moglie dell'ambasciatore Natalja - Puškin fu sfidato a duello. Fissato per le quattro del pomeriggio del 8 febbraio 1837, il duello si svolse alla Čërnaja Rečka a Pietroburgo, dove oggi si trova l'omonima fermata della metropolitana, dove una statua del poeta ricorda l'evento. Puškin rimase ferito mortalmente. Il barone invece si salvò grazie a un bottone che parò il colpo. Puškin morì due giorni dopo la sfida, ad appena 38 anni per complicanze settiche della ferita all'addome.
Puskin mostrò pentimento e conseguentemente ebbe funerali religiosi. Dato che il governo temeva rivolte e dimostrazioni popolari, il funerale fu celebrato nella massima semplicità e il corpo di Puškin fu trasportato segretamente nella notte per essere sepolto nella proprietà di famiglia.
fonte: wikipedia