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Vincenzo Gabussi

Persona

compositore

Bologna / , Londra, Regno Unito


Biografia   

GABUSSI, Vincenzo. - Nato a Bologna nel 1800, dal medico chirurgo Luigi e da Cecilia Sandelli, fu avviato giovanissimo allo studio della musica e fu allievo per la composizione di padre S. Mattei nel liceo musicale della sua città; al termine degli studi si dedicò dapprima all'insegnamento del canto e del pianoforte per affrontare successivamente la composizione.
Fece il suo esordio come operista riportando un buon successo con l'opera I furbi al cimento, un melodramma comico in due atti su libretto di anonimo, rappresentata al teatro Comunale di Modena il 12 febbr. 1825; tuttavia i discreti consensi riportati non furono tali da incoraggiarlo ad affrontare la carriera teatrale e, lasciata l'Italia, si recò a Londra, dove rimase alcuni anni, svolgendo un'intensa attività di insegnante di canto, che gli consentì di entrare nel mondo dell'alta società londinese "sull'onda della moda per l'Italian teacher" (Carli Ballola), che permise a molti compositori italiani di affrontare una carriera, forse meno brillante, ma ricca di guadagni e di successo mondano.
Protetto da G. Rossini, che lo incoraggiò nel corso di tutta la sua carriera, il G. cercò, comunque, di affermarsi come operista; affrontò nuovamente il teatro con il dramma serio in tre atti, Ernani, su libretto di G. Rossi dall'omonimo lavoro di V. Hugo, che, rappresentato al Théâtre-Italien di Parigi il 25 nov. 1834, nonostante l'interpretazione del ruolo del protagonista di G.B. Rubini, riportò un clamoroso insuccesso.
V. Bellini, presente alla rappresentazione, in una lettera del 30 nov. 1834 a Francesco Florimo così stigmatizzò l'infelice esito: "L'altra sera andò in scena Gabussi con Ernani, ha fatto un fiascone meritatissimo, né un'idea nuova, né condotta, ha voluto fare la scimia al genere declamato, ed i suoi pezzi sembravano continui recitativi, poi non sa che sia istrumentale" (Cambi).
Il G. non si arrese e tornò al teatro con l'opera Clemenza di Valois, ancora su libretto del Rossi, rappresentata al teatro La Fenice di Venezia il 20 febbr. 1841; l'opera "fu tollerata dal pubblico solo per la presenza intimidatoria" (D'Amico) di Rossini - il quale aveva lodato l'opera in una lettera inviata qualche giorno prima a G. Ancillo - e ricevette qualche consenso per l'ottima interpretazione della compagnia di canto, in cui emerse N. Ivanoff, ma cadde poi clamorosamente al teatro alla Scala di Milano (29 maggio 1842). All'insuccesso contribuì anche la mediocrità del libretto in cui, rispetto a quello verdiano, "le diversità poetiche… restano considerevoli, abissali quelle drammatiche" (Cella).
Dopo questo insuccesso il G. rinunciò per sempre all'attività teatrale. Tornato a Londra, si dedicò con successo alla composizione di ariette, romanze, duetti per voce e pianoforte che riscossero grande successo presso il pubblico non soltanto inglese e furono pubblicate a Londra e a Milano dall'editore Ricordi.Il G. morì a Londra il 12 sett. 1846.
fonte: dizionario biografico degli italiani, voce a cura di Raoul Meloncelli (treccani.it)


fonte: Giovanni Masutto, I maestri di musica italiani del secolo XIX: notizie biografiche

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