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Bruno Angoletta

Persona

figurinista

, Belluno / , Milano


Biografia   

ANGOLETTA, Bruno. - Nacque a Belluno il 7 nov. 1889, da Orlando, avvocato, e da Francesca Bettio. Per alcuni anni studiò giurisprudenza a Padova, ma in seguito si dedicò completamente al disegno e alla pittura da autodidatta. Intorno al 1908-09 esordì con caricature e vignette sul settimanale satirico romano L'Asino, e si trasferì a Roma dove cominciò a collaborare anche a La Tribuna illustrata. Dal determinante incontro con Vittorio Podrecca, fratello di Guido, direttore dell'Asino, nascerà nel 1911-13 la collaborazione al mensile per l'infanzia Primavera, edito dalla casa editrice Podrecca e Galantara; per la stessa casa editrice l'A. illustrò anche diversi volumi, e dal 1914 ebbe inizio l'intensa collaborazione al teatro dei Piccoli (le famose marionette), ai cui allestimenti collaboreranno anche L. Sapelli (Caramba), E. Prampolini, M. Pompei, D. Cambellotti, A. Terzi, M.Montedoro, F. Depero e S. Tofano.

Per i Piccoli di Podrecca l'A. realizzò nel 1914 scene e costumi, tutti caratterizzati da una fantasiosa e poetica trasfigurazione della realtà, per Barbuglié di Molière, per Il barbiere di Siviglia di Rossini, e i figurini per La serva padrona di Pergolesi e per Il campanello dello speziale di Donizetti; nel 1915 scene e costumi per il Don Giovanni di Mozart; nel 1919 per il Guerin Meschino di A. Cavicchioli; nel 1921 per La tempesta di Shakespeare e nel 1922 per La bella dormente di Respighi e per Le fate di C. Gozzi con musica di Wagner.
Lavorò anche per i normali teatri lirici e di prosa, realizzando, tra l'altro, l'allestimento scenico per il Romeo e Giulietta di Shakespeare e quello per L'alba, il giorno e la notte di D. Niccodemi, per il debutto dell'omonima compagnia al teatro Valle di Roma nel 1921 e i costumi per Giulietta e Romeo di Zandonai al teatro Costanzi.
Il 194 fu uno degli anni più fecondi nella sua carriera: come illustratore collaborò al satirico torinese Numero, al mensile della Tribuna, Noi e il mondo e a Il Secolo XX, ma soprattutto illustrò numerose opere di Téresah (C. T. Gray Ubertis), Zia Mariù (P. Lombroso Carrara), Gian Bistolfi, L. Zuccoli, A. Guglieminetti, ecc., per la nascente "Bibliotechina della lampada" della Scolastica di Ostiglia di Mondadori, editore per il quale l'A. sarà attivissimo anche nei decenni successivi.
Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruolò volontario nonostante una pericardite, compì atti di eroismo che gli valsero due decorazioni, fu ferito e prigioniero in Boemia; maturò in questi anni quelle esperienze di vita militare che restituirà in chiave grottesca e surreale nel suo personaggio più popolare, la famosa recluta Marmittone, apparso sul Corriere dei piccoli dal 1928 al 1942; Marmittone, "semplicemente entrando in scena, demolisce ogni seria parvenza connessa al ruolo del soldato, perché ne spegne il possibile alone eroico o virile in una dolente atmosfera che sa di fetide caserme" (Faeti, 1972).
Amico di Gigiotti Zanini e dell'architetto G. Muzio, l'A. fu attivo anche come pittore, ma la sua attività fu poco nota in questo campo. Dopo i primi saggi di una pittura impressionista di paesaggio, l'A., poco più che ventenne, subì il fascino della pittura di Klimt, e fu poi "vagamente vicino… alle prime esperienze di quell'arte che fu chiamata "metafisica"" (Vergani, 1954). Spronato dall'amico Semeghini e da Tosi e Carrà, espose con il Novecento, ma da posizioni defilate a cui lo indussero la sua estrema modestia e riservatezza; "non si riteneva forse - scrive Vergani - abbastanza "pittore". La sua modestia era il riflesso di un'alta coscienza dei problemi dell'arte. Diventò così trasferendosi a Milano, dopo la guerra, quasi interamente illustratore".
Collaborò ad Ardita e Il Primato, 1919; La Donna, 1920; Giro giro tondo di Beltramelli, 1921; Novella, Comoedia e Lidel, 1922; e complessivamente a numerose testate fra le quali ricordiamo: Pasquino; Il Giornalino della domenica, 1925-26; Il Balilla, 1927-31; Il Dramma, 1928-35; La Lettura, 1934-41; Guerin Meschino, 1937-40; Scena illustrata, 1938-43; Bertoldo, 1941-43; Fra Diavolo, 1945; Candido, 1951-54. Contemporaneamente illustrò opere di Pastonchi, Saponaro, Collodi, Allais, Campanile, Karassik, Pezzani, Trilussa, Perrault, De Amicis, Provenzal, oltre che nella collana "Il romanzo dei ragazzi" di Mondadori (1933-34), per i principali editori italiani come Bemporad, Ceschina, Formiggini, Hoepli, Treves, Garzanti, SEI, Signorelli, ecc.
La ricorrente latitanza della critica nell'analisi dell'illustrazione è tanto più grave per l'opera dell'A. che, in ottanta volumi e una quarantina di riviste, espresse compiutamente la sua poetica, con mezzi formali di assoluta modernità e specifica aderenza ai movimenti artistici non solo italiani, che sono sostenuti da una non comune cultura classica e artistica. Fu presente alle più importanti rassegne del settore come: "Arte umoristica" (Treviso 1912), "Mostra della Moda" (Roma 1914), "Illustrazione del libro" (Firenze 1922), I Biennale di arti decorative (Monza 1923); mostre di scenografia: a Vienna (1924) e alla XVI Biennale veneziana (1928), "Mostra del libro d'arte" alla XX Biennale (1936), "Mostra della caricatura dell'Ottocento" alla VI Quadriennale di Roma (1954).
Sue opere di cartellonismo e illustrazione sono anche apparse nelle mostre postume: "70 manifesti italiani" (Milano 1972), "Gli Annitrenta" (Milano 1982). Tra i riconoscimenti si ricorda il 4º premio al concorso AGIP 1952-53.
L'A. morì a Milano il 7 genn. 1954.

fonte: dizionario biografico degli italiani, voce a cura di Paola Pallottino (treccani.it)

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