Bruno Barilli
Persona
compositore
, Fano / , Roma
Biografia
Musicista di grande fama, soprattutto fra i suoi colleghi artisti, deve la sua formazione alle scuole del Conservatorio di Parma (musica e violoncello) ed alla Dirigentschule di Monaco di Baviera (composizione e direzione d'orchestra), dove diede vita anche alla sua prima carriera di critico musicale.
Poco prima del conflitto mondiale, tra il 1910 e il 1915 compose due opere musicali, Medusa e Emiral, quest'ultima considerata una dei suoi temi più riusciti, difatti ottenne premi e riconoscimenti, tra i quali un noto concorso romano di opere liriche presieduto da Puccini.[1]
Nel 1919 fondò a Roma, dove si era intanto trasferito, la rivista La Ronda, mantenendo una rubrica permanente dal titolo di Delirama. Nel mentre fu un assiduo frequentatore del Caffè Aragno, ritrovo letterario della capitale.
Ben presto i suoi interessi, pur restando legati all'ambiente artistico, si indirizzarono soprattutto verso una peculiare critica musicale, frutto della sua esperienza di compositore e volta non tanto al confronto fra i compositori e gli interpreti, quanto a cogliere l'essenza della musica nell'atto nascente.
Nel 1925 è stato tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali fascisti, redatto da Giovanni Gentile.
Fu collaboratore fisso del settimanale Oggi di Arrigo Benedetti (1939-1941).
Oltre alla carriera musicale si dedicò anche alla scrittura, realizzando nel 1931 una serie di racconti dal titoto Il paese del melodramma, dove si avvalse della collaborazione di alcuni suoi amici artisti; ne pubblicò anche un'edizione in Francia nel 1938. Il testo rappresentò la concretizzazione della sua grande passione per il melodramma classico italiano e in particolar modo per quello di Giuseppe Verdi.
Fra le altre opere si menzionano Delirama nel 1924, dal titolo della sua omonima rubrica, Il sorcio nel violino (1926), Il sole in trappola, pubblicato dopo essere tornato da un lungo viaggio nel continente africano (1941), ed infine Capricci di vegliardo l'anno precedente la sua scomparsa.
Il suo modello di critica musicale si rivelò piuttosto originale, in quanto Barilli non apprezzava la musicologia e nemmeno le considerazioni tecniche e gli esami linguistici, bensì le "impressioni" d'opera, sorte da un gusto sopraffino.
fonte: wikipedia
fonte: Andrea Sessa, Il melodramma italiano 1901-1925