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Giovanni Maria Mataloni

Persona

cartellonista

, Roma / , Roma


Biografia   

MATALONI, Giovanni. – Di origini nobili, nacque a Roma il 24 luglio 1868 da Pietro e Agnese Papi, entrambi marchigiani. Non si conoscono le tappe precise della formazione di questo litografo, cartellonista, pittore e decoratore, che diede inizio alla sua carriera presso le Officine grafiche Ricordi, prima come tipografo poi come cartellonista, nel 1891, con Adolfo Hohenstein, Leopoldo Metlicovitz, Aleardo Terzi e Aleardo Villa.

Nel 1895 il M. realizzò a Roma il manifesto del Brevetto Auer per l’incandescenza a gas, riprodotto in Les maîtres de l’affiche del 1897 (Paris, Imprimerie Chaix, tav. 72).
Sua opera d’esordio nel mondo del manifesto italiano, rappresenta una figura femminile a busto nudo, inginocchiata e chinata in avanti, con in mano un girasole e una corona di luce abbagliante attorno alla testa, inserita all’interno di un fregio decorato. Questo prodotto pubblicitario (entrato subito a far parte della collezione del giovane Nando Salce e ora a Treviso, Museo civico L. Bailo) impressionò il primo critico del manifesto italiano Vittorio Pica, il quale, in una lettera a Matilde Serao, pubblicata nel 1896 prima nel Corriere del mattino di Napoli (6 gennaio) e, subito dopo, nella rivista Emporium ([III], 13, pp. 75 s.), narrò la mattina in cui ebbe modo di vedere l’opera per strada, affissa su alcuni muri della città di Napoli.
Amico del pittore Antonio Mancini e ben inserito nel clima artistico romano, nel 1896 il M. entrò a far parte dell’associazione In arte libertas, nella quale fu annoverato come pittore, specialmente di ritratti (Menegazzi).
Continuando a lavorare alle dipendenze della Ricordi realizzò il poster pubblicitario della Tribuna (1897) e quello del Vino vermouth Cora (1898). Nell’ottobre del 1898 ideò numerose cartoline e la copertina della riduzione per pianoforte dello spartito dell’Iris di P. Mascagni. Collaborò anche con l’Officina di arti grafiche Chappuis di Bologna alla realizzazione dei manifesti di Gio. Buton distilleria liquori Bologna (1897-98) e di Pillole ricostituenti Grocco (1898).
Nel 1897 ottenne la copertina del volume speciale «Natale e Capo d’anno» dell’Illustrazione italiana, uscito a ridosso del numero ordinario del 27 dic. 1896; sempre nel 1897 partecipò a corredare, con numerosi disegni, parte dell’apparato illustrativo dell’Onesta viltà di Ugo Ojetti (Roma, Voghera, 1897), a cui collaborò anche E. Ballarini con alcune incisioni. Tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo il nome del M. comparve in una serie di copertine monocrome di opere scientifiche (quasi un centinaio: Pica, 1904, pp. 137 s.) realizzate per l’editore Bocca di Torino (Pallottino, p. 200). Negli stessi anni realizzò alcuni manifesti pubblicitari quali Veglione teatro Costanzi. Roma del 1899 e Esposizione d’igiene. Napoli del 1902 (Villani, pp. 138 s.), nonché il cartellone per il IX Centenario della badia greca: prima esposizione d’arte italo-bizantina, marzo-giugno 1905, raffigurante una donna giunonica abbigliata di rosso con turbante in testa e alle spalle un’edicola antichizzante, sullo sfondo della città di Roma.
Nel 1901 lavorò alla pubblicizzazione dell’oreficeria e gioielleria Calderoni di Milano, per la quale creò un cartellone con una giovane donna seminuda carica di gioielli e con in mano un grande anello.
Allargò poi il proprio campo d’azione pubblicizzando anche manifestazioni cittadine con i manifesti: Natale di Roma 1902 per conto dell’Associazione artistica internazionale; Festa di Cervara realizzato per l’Associazione artistica italiana nel 1904; Esposizione di Milano del 1906, secondo poster ufficiale dell’evento, nonché logo del biglietto d’ingresso, dove una donna al centro, incoronata e dotata di cartigli con su scritte le parole «Ars» e «Labor», simboleggia la città di Milano.
Cominciò inoltre a collaborare con numerosi giornali e periodici italiani: nel 1908 eseguì la copertina con il soggetto Vestale e braciere, dell’ottavo quaderno annuale di Novissima, rivista caposaldo del liberty italiano; dello stesso anno è la copertina a rilievo e a colori del volume XIV dell’Almanacco italiano; del 1910 è la litografia intitolata L’Ora per il quotidiano L’Ora di Palermo.
Nel 1908 realizzò la decorazione (scomparsa insieme con l’edificio) della grande sala da pranzo del caffè Faraglia in piazza Venezia a Roma, in cui dipinse un fregio con figure femminili danzanti, allacciate da nastri. Sempre a Roma, il M. fu incaricato dell’allestimento e della decorazione dell’intero salone delle commissioni dell’Industria e del Commercio, la cosiddetta sala gialla del palazzo dell’Agricoltura.
La sala è ripartita geometricamente in riquadri rettangolari con listelli in stucco, all’interno dei quali il M. inserì figure femminili danzanti, riunite a coppie, secondo un gusto liberty con ascendenze michelangiolesche.
Negli anni Venti curò la copertina dell’Atlante della produzione e dei commerci (disegno in bianco e nero su fondo rosso con due figure maschili nude, dotate di attrezzi da lavoro agricolo e affiancate a un mappamondo posto sopra il capitello di una colonna), edizione De Agostini di Novara; mentre attorno al 1933 è da far risalire l’ideazione dell’emblema grafico per l’Atlante metodico De Agostini.
Il M. morì a Roma il 21 sett. 1944.
Sebbene il catalogo del M. sia alquanto ricco (il corpus dei manifesti è conservato presso il Museo civico di Treviso e presso l’Istituto cartografico italiano di Roma), la sua fortuna critica è stata piuttosto esigua, fatta eccezione per Pica (1897) che lo annovera fra i più grandi illustratori e cartellonisti italiani di fine Ottocento, elevandolo a perfetto rappresentante del manifesto italiano.

fonte: voce a cura di Enrico Bellazecca (treccani.it)

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