Roberto Focosi
Persona
disegnatore
, Milano / , Milano
Biografia
FOCOSI, Roberto. - Nacque a Milano il 13 luglio 1806 da Luigi, attore ed impresario teatrale, e da Francesca Perfetti, pittrice dilettante.
Iscritto dal 1819 all'Accademia di belle arti di Brera, nel 1824 conseguì un premio "per elementi di figura disegnati dalla stampa"; nello stesso anno partecipò all'annuale appuntamento espositivo braidense, con un "disegno a matita d'invenzione" Il fine tragico di Gabriella di Vergy, ispiratogli da un ballo di G. Gioia rappresentato alla Scala. Nel 1827, ultimo suo anno a Brera, vinse un premio "per l'invenzione in disegno" (Falchetti Pezzoli, 1991-92, p. 89).
La sua attività professionale di disegnatore e litografo iniziò nel 1827 con un lavoro di alto livello: fornì otto disegni per i grandi ritratti di illustri contemporanei, che furono incisi da L. Rados (Mazzocca, 1981, tavv. 444, 490; La Braidense, 1991, p. 301). In questi ritratti, come nei molti altri eseguiti nel corso della sua carriera di litografo (Arrigoni - Bertarelli, 1934, che ne segnalano 45), il F. manifesta la sua spiccata capacità di cogliere la fisionomia e fissare con naturalezza l'espressione dell'effigiato: ritrasse personaggi celebri in ambito teatrale. culturale e politico, ed anche persone meno note, in tavole pubblicate sciolte, o inserite in volumi.
Sulle orme di F. Hayez, impegnato nel perfezionamento tecnico della litografia, il F. illustrò i Promessi sposi con tredici tavole sciolte che vennero stampate tra il 1828 e il 1830 dalla Litografia Vassalli. Dell'opera manzoniana diede un'interpretazione grafica "spigliata e narrativa" (Mazzocca, 1981, p. 400), che si contrapponeva a quella più tradizionale offerta da G. Gallina in un'analoga serie (Id., 1985).
Nel 1830 il F. sposò Giuditta Elena, sorella del pittore e litografo Giuseppe, e anch'essa autrice di alcune litografie (Calabi, 1931, tav. 184). Dal loro matrimonio nacquero sette figli, tra cui Alessandro, pittore, Eugenio ed Emilia, dei quali si conosce qualche litografia. Rimasto vedovo, il F. sposò in seguito Anna Maria De Monti, dalla quale ebbe due figlie, nate nel 1850 e 1852.Nel 1838 il F. illustrò il Marco Visconti di T. Grossi in otto litografie, anch'esse pubblicate da Vassalli separatamente dal romanzo. Affiancò questa produzione di tavole, di formato medio e grande, destinate al collezionismo o all'arredo domestico, ad una intensa attività di illustratore; lavorò per prodotti editoriali molto diversi: dal romanzo storico con dignità letteraria, ai testi teatrali, alle novelle, sino alla letteratura di evasione di strenne e almanacchi (Baretta - Griffini, 1986).
Oltre alla serie di immagini inserite nella citata edizione dei Promessi sposi, il F. illustrò molti altri libri pubblicati a Milano. Si ricordano: i venti disegni per il Marco Visconti di T. Grossi (Borroni e Scotti, 1840); i ventinove disegni, tradotti in incisione da G. Buccinelli, per La signora di Monza di G. Rosini (Manini, 1840); le diciotto immagini, incise da G. Bonatti, per Caterina Medici di Brono di A. Mauri (1841); le dodici litografie per Il marchese Annibale Porrone ... di I. Cantù (Borroni e Scotti, 1842); i ventidue disegni, incisi da G. Bonatti e G. Buccinelli, per Isnardo o sia Il milite romano di G. Colleoni (Borroni e Scotti, 1842); i 4 disegni per Corinna ossia L'Italia di G. de Staël (Borroni e Scotti, 1844); i nove disegni tradotti nelle xilografle delle Opere varie di A. Manzoni (Redaelli, 1845) e le più tarde sedici litografie che illustrano La giornata di Tagliacozzo di Cletto Arrighi (Sanvito, 1858), cui si aggiungono innumerevoli altre tavole.
Il F. affrontò anche soggetti ispirati alla storia contemporanea: tra le stampe di maggior formato, le cinque Tavole storico-pittoresche dell'opera del barone Alessandro Zanoli sulla milizia cisalpino-italiana 1796-1814 (Milano, Borroni e Scotti, 1845) e L'incendio di Mosca, tradotto in incisione da G. Stuppi (1850), testimoniano il diffondersi di un'iconografia napoleonica che si ebbe nel Lombardo-Veneto negli anni Quaranta. Alle lotte risorgimentali sono invece riconducibili, tra l'altro, i figurini per la guardia nazionale adottati dal governo provvisorio di Milano del 1848 e le grandi scene tratte dalle battaglie del 1859 per l'indipendenza (Litografia Ronchi).Nonostante la grande abilità manifestata nel riprodurre opere di altri artisti, come nel caso della litografia, tratta dai Vespri Siciliani di Hayez, esposta a Brera tra unanimi consensi nel 1834 (Glissons, n'appuyons pas, I [1834], pp. 2 s., ripr.), il F., per le sue spiccate doti di inventiva, fu essenzialmente un creatore di immagini. Le sue illustrazioni sono tuttora utilizzate per la loro qualità e per il valore di documento visivo dell'epoca: soprattutto i ritratti di personaggi illustri e tutto quanto testimonia la vita e gli avvenimenti storici e culturali fino all'Unità d'Italia. In particolare le sue litografie hanno un posto importante nell'iconografia manzoniana dei Promessi Sposi.
Il F. morì a Milano il 3 sett. 1862.
Oltre che litografo, fu anche pittore. I suoi dipinti ci sono tuttavia noti quasi esclusivamente grazie agli elenchi delle opere esposte annualmente a Brera e dalle recensioni a tali mostre, oltre che da qualche stampa che riproduce quadri di ubicazione ignota (Falchetti Pezzoli, 1991-92, p. 92). Sappiamo che nel 1838 ebbe l'incarico di dipingere in monocromo tre dei ventiquattro grandi pannelli disegnati da C. Arienti per la sala delle Cariatidi del palazzo reale di Milano (Poli, 1982). Nel 1848, inoltre, l'ospedale Maggiore di Milano gli commissionò il Ritratto di G. B. Cogliati - l'unico suo dipinto conservato presso una collezione pubblica - di cui si apprezza la naturalezza d'espressione, tipica dei ritratti del Focosi.Intensa fu la sua partecipazione alle mostre annuali dell'Accademia braidense, cui prese parte negli anni 1834, 1835, 1840, 1842, 1844-1847, 1850, 1851, 1853, 1859, 1861 (si vedano i relativi cataloghi dell'Esposizione delle opere di belle arti nelle gallerie dell'I. R. Accademia ...). Vi espose, complessivamente, una quindicina di dipinti, spesso di formato modesto, per l'abitudine a disegnare in piccola dimensione, nei quali rappresentò soprattutto soggetti storici, per lo più rivissuti attraverso testi letterari o teatrali: ad esempio Francesco Carrara si difende dal podestà di Ventimiglia e Alboino e Rosmonda (Album. Esposizione di belle arti, VI [1842], p. 109, ripr.), presentati nel 1842; Oppure l'Aggressione di briganti nelle Calabrie (Gemme d'arti italiane, I [1845], p. 181, ripr.) e Il conte Francesco Carmagnola ospite di una povera famiglia, esposti, rispettivamente, nel 1844 e nel 1850.
fonte: dizionario biograficod elgi italiani, voce a cura di Donatella Falchetti Pezzoli (treccani.it)