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A. Villani

Persona

fotografo

Indirizzo: Bologna, S.Stefano 17

Villani & Figli
Foto A.Villani - Bologna

Nel 1914 Achille Villani inizia il suo lavoro di fotografo e nel 1921 si costituisce la "Ditta Villani & Figlio", frutto della collaborazione tra Achille e il figlio Vittorio, allora sedicenne. In questi primi anni la richiesta, oltre ai ritratti, si concentra nella riproduzione di opere d'arte, affreschi, chiese, case nobiliari. Saranno proprio i Villani a documentare la grande trasformazione di Bologna tra il 1920 e il 1950 e le distruzioni durante il secondo conflitto mondiale. Saranno anche maestri indiscussi nella documentazione delle attività industriali, con più di 7000 aziende costituendo così il più grande archivio della storia industriale italiana, sia tra le due guerre che soprattutto nella ripresa post bellica. Oltre all'aspetto industriale i Villani fotograferanno anche le opere di alcuni grandi architetti. Con la morte del padre nel 1946 sarà il figlio Vittorio a portare avanti la Ditta, con la collaborazione dei fratelli Aldo e Corrado. Vittorio Villani muore nel 1970. L'attività della ditta cessa verso la metà degli anni '80. L'immenso archivio, contenente 670.000 immagini, verrà acquisito nella maggior parte dagli Alinari ed inoltre dal Museo del Patrimonio Industriale di Bologna, dalla Pinacoteca Nazionale, da enti pubblici bolognesi


Biografia   

Indirizzo: Bologna

Nel 1914 Achille Villani inizia il suo lavoro di fotografo e nel 1921 si costituisce la "Ditta Villani & Figlio", frutto della collaborazione tra Achille e il figlio Vittorio, allora sedicenne. In questi primi anni la richiesta, oltre ai ritratti, si concentra nella riproduzione di opere d'arte, affreschi, chiese, case nobiliari. Con la morte di Pietro Poppi nel 1914, pittore-fotografo, come amava definirsi, che aveva raccolto a partire dal 1865 una grande quantità di immagini di Bologna, ma non solo,[2], l'attenzione della città, e delle altre province emiliane, si rivolse ai Villani. Fu grazie al figlio, dotato di inventiva e di energia, che contese questo ruolo ed una vera e propria alternativa nel settore della riproduzione di opere d'arte a Filippo Croci, il cui archivio fa parte della Biblioteca di Arti Visive dell'Università di Bologna, il quale morì nel 1934.

Saranno proprio i Villani a documentare la grande trasformazione di Bologna tra il 1920 e il 1950 con la demolizione della cinta muraria, dell'area della Mercanzia e nuovi insediamenti abitativi e i massicci interventi fascisti. Saranno ancora loro a fotografare la distruzione di parte del centro storico bolognese nel corso della seconda guerra mondiale. Insieme al padre fu individuato un altro settore nel quale saranno maestri indiscussi: quello della documentazione delle attività industriali, che possiamo chiamare archeologia industriale. Fanno parte del loro archivio, in cui furono raccolte fotografie di oltre 7.000 aziende, come ad esempio le immagini dell’industria aeronautica Caproni, Ilva, Buton, le acciaierie di Bagnoli, zuccherifici, distillerie, pastifici, Banco di Sicilia, lo stabilimento di Roma di Francesco Angelini, l'Autostrada del Sole, tanto per citarne alcuni.[3]. Questo patrimonio costituisce il più grande archivio della storia industriale italiana, sia tra le due guerre che soprattutto nella ripresa post bellica[4]. Oltre all'aspetto industriale i Villani fotograferanno anche le opere di alcuni grandi architetti come Giò Ponti, Melchiorre Bega, Pier Luigi Nervi, Francesco Allegra[5].

Con la morte del padre nel 1946 sarà il figlio Vittorio a portare avanti la Ditta, con la collaborazione dei fratelli Aldo e Corrado, i quali si occuparono essenzialmente della gestione amministrativa della ditta.

In anni più recenti, coi cambiamenti produttivi e sociali, la ditta iniziò a produrre gigantografie a Roma e Milano e a continuare nel ritratto con le fototessere, ma proseguì anche nell'attività della documentazione d'arte e quella della testimonianza urbanistica verso i nuovi quartieri popolari nelle zone periferiche di Bologna. Nel 1960 la ditta aprì il laboratorio colore della Kodak, di cui fu gestore unico in Emilia Romagna e Toscana. Va ricordato anche l'immenso lavoro al quale venne chiamata la Ditta per la documentazione delle grandi mostre come ad esempio:

Mostra del Settecento bolognese, 1935
Trecento bolognese, 1950
Guido Reni, 1954
I Carracci, 1956
Maestri della Pittura del Seicento emiliano, 1959
Etruria Padana e la città di Spina, 1960
L’Ideale classico del Seicento in Italia e la Pittura di Paesaggio, 1962
Arte e civiltà romana nell'Italia Settentrionale dalla Repubblica alla Tetrarchia, 1964
Il Guercino, 1968
Niccolò dell’Abate, 1970
Natura ed espressione nell'Arte Bolognese ed Emiliana, 1970
Federico Barocci, 1975[3].

Vittorio Villani muore nel 1970. L'attività della ditta cessa verso la metà degli anni '80. L'immenso archivio, contenente 670.000 immagini, verrà acquisito nella maggior parte dagli Alinari ed inoltre dal Museo del Patrimonio Industriale di Bologna, dalla Pinacoteca Nazionale, da enti pubblici bolognesi. Non tutto il materiale è stato catalogato.

fonte: wikipedia

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