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Alfredo Zoli

Persona

fotografo

Milano, Via Manzoni 23

Nel 1905 si stabilisce a Milano, dove intraprende la carriera di fotografo. La sua originalità sta nel ritrarre i suoi soggetti in pose e atteggiamenti spontanei e tratta i negativi in modo da conferire al ritratto finale l’aspetto di un' acquaforte, di un carboncino o di un dipinto a olio. Per i suoi ritratti, Zoli conia il termine di “psicopittografia”. Ritrattista di successo a Milano, Zoli annovera tra i suoi committenti Luigi Pirandello, Isa Miranda, Sem Benelli, Filippo Tommaso Marinetti, Aldo Spallicci, Gilberto Govi e tanti altri personaggi della vita culturale italiana tra le due guerre e del secondo dopoguerra.


Biografia   

Milano, Via Manzoni 23

Alfredo Zoli è stato un fotografo attivo a Milano in Via Manzoni 23, innovatore nel campo fotografico, che ritraeva i suoi soggetti in pose e in atteggiamenti spontanei e trattava i negativi in modo da conferire al ritratto finale l'aspetto di una acquaforte, di un carboncino o di un dipinto a olio. Per i suoi ritratti, Zoli coniò il termine "psicopittografia", un neologismo che racchiude in sé le sue intenzioni artistiche: individuazione psicologica del soggetto, maestria fotografica e intervento pittorico. Ritrattista di successo a Milano, Zoli annoverò tra i suoi committenti Luigi Pirandello, Isa Miranda, Sem Benelli, Filippo Tommaso Marinetti, Aldo Spallicci, Gilberto Govi e tanti altri personaggi della vita cultura italiana tra le due guerre e del secondo dopoguerra.

fonte: dimanoinmano.it

ZOLI ALFREDO
Forlì, 1880 – Milano, 1965

La prima parte della vita di Alfredo Zoli è a dir poco avventurosa. Osteggiato dalla famiglia negli studi artistici, Zoli abbandona tutto e, non ancora maggiorenne, passa in Francia dove trova modo di imbarcarsi per l’Argentina. A Buenos Aires, pur senza mezzi, frequenta i corsi d’arte del Museo d’Arte Moderna. Dipinge e viene apprezzato. Tornato in Italia risiede a Torino, poi a Nizza e si stabilisce definitivamente a Milano, nel 1905, dove intraprende la carriera di fotografo. Se, come pittore, Zoli risente ancora dell’eredità ottocentesca, in campo fotografico è, in qualche modo, un innovatore, pur nel suo rifarsi agli esempi del movimento pittorialista. Ritrae i suoi soggetti in pose e in atteggiamenti spontanei e tratta i negativi in modo da conferire al ritratto finale l’aspetto di una acquaforte, di un carboncino o di un dipinto a olio. Per i suoi ritratti, Zoli conia il termine di “psicopittografia”, un neologismo che racchiude in sé le sue intenzioni artistiche: individuazione psicologica del soggetto, maestria fotografica e intervento pittorico. Critico nei confronti delle possibilità offerte dal mezzo fotografico che giudica “un occhio di cristallo freddo e potente”, Zoli afferma in suo saggio (pubblicato sul “Documentario letterario contemporaneo” di Mario Gastaldi) che occorre “disciplinare i piani e il gioco delle luci con una sapiente opera di ritocco sul negativo, adoperare lastre e acidi come il pittore usa colori e pennelli”. Ritrattista di successo a Milano, (del 1937 è una sua mostra alla Galleria Pesaro) Zoli annovera tra i suoi committenti Luigi Pirandello, Isa Miranda, Sem Benelli, Filippo Tommaso Marinetti, Aldo Spallicci, Gilberto Govi e tanti altri personaggi della vita culturale italiana tra le due guerre e del secondo dopoguerra. Nel 1951, Zoli viene omaggiato in Romagna da Antonio Bandini Buti che gli dedica un saggio su “La Piè”.

fonte: arteromagna.it

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