Giacomo David
Persona
tenore
Presezzo, Bergamo / Bergamo
Biografia
Padre di Giovanni David
Padre dell'altrettanto famoso Giovanni e marito del soprano Paola Borelli (1750 ca.–post 1830),[1] si sa pochissimo degli inizi della sua carriera. Avendo avuto tra i propri insegnanti, tra gli altri, Nicola Sala[2], egli si esibì comunque a partire dagli anni settanta nei principali teatri italiani, ed in particolar modo al San Carlo di Napoli, al Teatro San Benedetto e a La Fenice di Venezia, alla cui inaugurazione prese anzi parte personalmente interpretando il ruolo di Eraclide ne I giuochi d'Agrigento di Paisiello.
Nel 1791 egli si esibì per la prima volta a Londra, dove il suo cognome Davide fu anglicizzato in via definitiva in David, forma con la quale sarebbe passato alla storia, insieme al figlio. A Londra si esibì al King's Theatre in the Haymarket in uno dei suoi ruoli preferiti, il protagonista del Pirro di Paisiello, e partecipò, il 17 maggio, nelle Hannover Square Rooms, ad un concerto di beneficenza dove eseguì, tra l'altro, l'aria per tenore "Cara deh torna", composta appositamente per l'occasione da Haydn.[3]
Alla Scala aveva esordito nel 1782 e ricomparve poi costantemente dopo la fine del secolo. Nel 1801 partecipò anche all'inaugurazione del Regio Teatro Nuovo di Trieste eseguendo, il 20 e 21 aprile, due prime rappresentazioni: l'Annibale in Capua di Salieri (Scipione) e la Ginevra di Scozia di Mayr (Polinesso).
Raramente all'estero, egli fu però particolarmente longevo, essendo la sua carriera perdurata, pare, fino al primo ventennio dell'Ottocento, con un repertorio basato su autori come, oltre ai citati Paisiello e Mayr, Bertoni, Cimarosa, Guglielmi, Sarti, Zingarelli ed in particolare Francesco Bianchi, nella cui produzione operistica ebbe spesso modo di lavorare insieme ai castrati Girolamo Crescentini e Gaspare Pacchierotti, ed al soprano Brigida Banti, che condividevano i suoi ideali e i suoi gusti musicali e canori.[4]
Punto di riferimento[5] di una vera e propria scuola tenoristica bergamasca, alla quale appartennero figure come Andrea Nozzari e il figlio Giovanni, suoi allievi e poi coppia aurea dell'operismo rossiniano, e come Domenico Donzelli, Giovanni Battista Rubini e Marco Bordogni,[6] David morì, rimpianto, nella sua città, nel 1830.
Giacomo David rappresenta il prototipo del tenore baritonale di fine settecento, dotato di notevole volume di voce, ma non privo di squillo sia pure eseguito in falsettone. La caratteristica che lo contraddistinse rispetto ai suoi contemporanei fu comunque la grande capacità virtuosistica che gli assicurò, in vita, una fama senza pari e che iniziò a porre le basi del mito del tenore quale si sarebbe poi affermato in epoca romantica.[6] Anche i suoi ingaggi, del resto, aumentarono parallelamente: nel 1786, per la prima volta nella storia del Teatro Regio di Torino, il compenso corrisposto ad un tenore per la stagione di carnevale fu superiore a quello del castrato che fungeva da "primo uomo".[7] Virtuosista acrobatico senza pari, egli però fu anche tra coloro (gli ultimi castrati, già citati, Girolamo Crescentini e Gaspare Pacchierotti, i tenori Matteo Babini e Giovanni Ansani, le primedonne Brigida Banti, Luísa Todi de Agujar e Giuseppina Grassini) che si opposero alla deriva del belcanto nella seconda metà del Settecento, con la sua corsa incontrollata verso le vette assurde dei superacuti e la coloratura fine a sé stessa, e che cercarono invece di recuperare, come ha scritto Rodolfo Celletti, "la passione e il vigore" che avevano caratterizzato la stagione aurea del canto nel primo Settecento e che contribuirono quindi a porre le basi di quello che sarebbe stato, di lì a poco, "il gran finale rossiniano".[4]
fonte: wikipedia