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Fratino Cesare

Cesare Fratino

Persona

architetto

, Milano / , Milano


Biografia   

da A. M. Comanducci
Nato a Milano il 2 ottobre 1886. Studiò all'Accademia di Brera, allievo di Giuseppe Mentessi e di Cesare Tallone.
Nel 1912 col quadro "Leda" ottenne il premio Gavazzi per la pittura storico mitologica; nel 1913 vinse il pensionato nazionale di pittura e si trasferì per tre anni a Roma dove eseguì una serie di acqueforti architettoniche esposte alla Capitale e in seguito a Milano, Londra, New York.
Nel 1920 partecipò al concorso per la decorazione della volta degli Scalzi a Venezia, vincendolo.
Espose a Roma; a tutte le Biennali veneziane dal 1912 in poi e alle Nazionali di Milano.
Sue opere: "Ritratto della sorella"; "Salambò"; "La Collana di Venezia"; "La piccola Susanna"; "Esorcismi"; "La sera"; "Sconforto", "I due Pierrots"; "Per la festa dei bambini"; "Lo specchio ovale"; "Madrilena"; "Mattino nella valle".
Nel 1930 tenne una mostra personale a Milano.
Per le opere «L'ombra di don Giovanni», «Belfagor» e «Manon» curò, al Teatro alla Scala l'allestimento scenico.
Eseguì molti importanti lavori di architettura e attualmente è insegnante di prospettiva nella Scuola Superiore di Architettura di Milano.

fonte: galleriarecta.it


fonte per la data di morte : treccani

Nacque a Milano il 2 ott. 1886 da Carlo e da Ida Calcagni. Terminati gli studi secondari, entrò all'Accademia di Brera: si iscrisse alle scuole di pittura, di scenografia e di architettura (Cozzani, 1938, p. 42) ed ebbe come maestri G. Mentessi, C. Tallone e A. Cattaneo.

Nel 1911 esordì a Milano alla prima Esposizione degli acquerellisti e l'anno seguente vinse il premio Gavazzi per la pittura storica con il dipinto Leda presentato all'Esposizione nazionale di Brera, rassegna alla quale prese parte ripetutamente negli anni successivi. Sempre nel 1912 partecipò con tre opere, due delle quali esposte nella sala dell'Associazione degli acquerellisti lombardi, alla Biennale di Venezia (esposizione che lo vedrà presente ininterrottamente fino al 1926, e poi ancora nel 1930 e nel 1934). Nel gennaio del 1913 concorse al Pensionato artistico nazionale e il 22 marzo, in occasione della seconda prova (M. Quesada, in F. Ferrazzi [catal., Spoleto], Roma 1989, pp. 93 s.), risultò vincitore contro ogni aspettativa. Si trasferì quindi a Roma, "ma dopo due anni di permanenza… abbandonò il posto" considerati "l'indifferenza e l'abbandono in cui veniva lasciata dalle autorità tale istituzione" (Adami, 1922, p. 102).

Durante il soggiorno romano realizzò numerose grafiche e acqueforti, ispirate al paesaggio e alle architetture cittadine, che gli valsero un notevole successo. Alcune di queste furono esposte nel 1915 alla III Esposizione internazionale d'arte della Secessione (catal., p. 31, nn. 8-10) e in tale occasione entrarono a far parte delle collezioni del Quirinale (catal., p. 202, nn. 712 s.); in qualità di acquafortista il F. espose in seguito anche a Milano, a Londra (1916) e a New York.

Nel 1920 eseguì un bozzetto per la decorazione del soffitto della chiesa degli Scalzi a Venezia; tuttavia, nonostante la grande curiosità destata dal progetto e l'appoggio di Ugo Ojetti, non ricevette la commissione dell'opera (Costantini, 1930, p. 20; 1934, p. 99). Nel 1921 partecipò alla I Biennale di Napoli e nel 1922 alla Primaverile di Firenze presentando i dipinti Un mattino di settembre, In giardino, Fragilità, sei bozzetti scenografici e quattro acqueforti (catal., pp. 101 s., nn. 1-4).
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Nell'aprile-maggio del 1930 tenne un'importante mostra personale presso la galleria Pesaro di Milano esponendo paesaggi, ritratti e nature morte caratterizzati da una maniera misurata e aderente al vero; il F., scrive Cozzani nel 1938 (p. 43), "non si preoccupa d'incasellarsi in uno schedario di stili, né d'inquadrarsi in una formazione combattiva o accademica di artisti", ma attinge "a una commozione che è sempre schietta e profonda", venata da un delicato patetismo, talvolta acceso da toni drammatici. La sua tecnica pittorica, attardata su soluzioni cromatiche post-impressioniste e divisioniste, non gli consentì, tuttavia, di inserirsi nel clima e nello spirito del Novecento lombardo, nonostante egli si indirizzasse, talvolta, verso soluzioni compositive e scelte tematiche prossime allo stile novecentesco.

Nel corso degli anni Trenta partecipò alla I Mostra del Sindacato nazionale fascista di belle arti che si tenne a Firenze nel 1933 (catal., p. 90 n. 35) e, a Milano, a diverse edizioni della Mostra d'arte del Sindacato interprovinciale fascista di belle arti di Lombardia; nel 1934, ad esempio, un suo Ritratto venne acquistato per la Galleria d'arte moderna di Milano, ove è custodito anche il dipinto L'osservatorio di Brera visto dall'orto botanico acquistato nel 1936 alla mostra "Milanin Milanon" tenutasi presso la Famiglia meneghina. Nel novembre 1938 espose in una mostra personale presso la "Casa d'artisti" di Milano opere a olio, acquerelli e pastelli.

All'attività pittorica affiancò, negli stessi anni a Milano, quella di insegnante presso la Scuola di prospettiva dell'Accademia di Brera, la Scuola superiore di architettura, la Scuola superiore d'arte applicata e quella dell'Opera Cardinal Ferrari (De Angelis, 1938, p. 112). Il F. fu anche architetto, "professione autorizzata da una laurea rilasciata da Brera" (Costantini, 1930, p. 20), come testimonia la colonia marina "Lino Redaelli" di Cesenatico realizzata nel 1939 insieme con E.A. Griffini (Colonia marina "Lino Redaelli" Cesenatico, in Rassegna di architettura, marzo 1939, pp. 89-98). Ebbe pure interessi per la scenografia e, in tal veste, collaborò con il teatro alla Scala di Milano.

Dopo la guerra diradò notevolmente gli impegni espositivi per dedicarsi, quasi completamente, all'attività didattica esercitata presso il Politecnico di Milano.

Morì a Milano il 5 genn. 1969.

Alcune sue opere sono conservate presso la Galleria nazionale d'arte moderna e la Galleria comunale d'arte moderna di Roma, la Galleria Ricci Oddi di Piacenza e l'ospedale Maggiore di Milano.

fonte: treccani

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