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Manfredi Bellati

Persona

fotografo

Belluno

Milano, Piazza Sempione, 6

Inizia lavorando come architetto a Venezia e il suo primo approccio con la fotografia è in questo settore, per poi interessarsi alla fotografia di moda e al ritratto. Dopo aver tentato la via del fotografo di moda a Milano si trasferisce a Londra, lavorando per British Vogue e per Queen. Ritorna in Italia dove collabora con successo con molte riviste. Oltre alla moda torna alla sua passione per la foto d'interni e di architettura, al nudo e al reportage.
Non abbandona il suo primo amore e affianca l'attività di interior design a quella di fotografo.


Biografia   

Indirizzo: Milano, Piazza Sempione, 6


Manfredi Bellati nasce a Belluno nel 1937 e trascorre l'infanzia a Venezia. Crescendo si interessa di scultura e pittura, si iscrive alla facoltà di architettura di Venezia dove rimane fino al termine del primo anno. Continua gli studi di architettura a Leeds in Inghilterra. Torna a Venezia dove inizia a lavorare in uno studio di architettura. Il suo primo approccio con la fotografia è naturalmente nel campo dell'architettura. Un giorno, attraversando Piazza San Marco, si imbatte in un servizio fotografico di moda con tre modelle, questo tipo di lavoro lo interessa molto e lo spinge a chiedere a Giuliana di Camerino della casa di moda Roberta di Camerino di dargli la possibilità di provare, così scatta il suo primo servizio[1].

Si cimenta anche nel ritratto, scattando foto al poeta Ezra Pound, ritratto prima da solo e poi con Giuseppe Ungaretti in un incontro combinato da Bellati stesso. Nel 1966 mette insieme un portfolio di moda e ritratti e va a Milano a proporsi alle riviste di moda. A Milano viene accolto con freddezza e questo lo spinge a tornare in Inghilterra, questa volta a Londra.

Bellati arriva nella capitale inglese nel pieno degli Swinging Sixties, una rivoluzione culturale basata sull'edonismo e sulla curiosità per tutte le nuove idee e che vede fiorire nuove proposte nella musica nelle arti e nella moda. I fotografi sono delle star, frequentano attori, musicisti e hanno spazio sui media alla pari dei personaggi che ritraggono.

Inizia quasi subito a lavorare per British Vogue e per Queen. Agli inizi degli anni settanta Bellati si sposa con Nally e rientra in Italia[2].

In patria l'atteggiamento verso di lui è cambiato, collabora con Vogue Italia grazie anche al rapporto con Alexander Liberman, all’epoca art director centrale. Scatta per L’Uomo Vogue, Annabella, Amica, Grazia, Linea Italiana, Arianna, Gioia, Vogue Hommes, GQ americano, Domus, Max, Penthouse, Playboy[3]. La sua irrequietezza lo spinge a cercare altri sbocchi creativi oltre alla moda e quindi si dedica anche alla sua vecchia passione della fotografia di interni e di architettura, al nudo ed al reportage. Nel 1972 tiene la sua prima mostra alla galleria il Diaframma sulle foto scattate in Inghilterra.

Fra gli anni 70 e gli anni 80 lavora anche per la pubblicità, scatta le campagne di Volvo, Peroni e Campari. Vince nel 1980 un Clio award per la campagna Coin[4].

Negli anni ottanta continua la collaborazione per le riviste di moda ma lavora anche a reportage come quelli sul carnevale di Venezia, su Londra, su Nantucket e su New York. In questi anni Bellati realizza calendari per Fiat, Magneti Marelli e Contax.

Scatta delle foto di nudo per un progetto ipotetico di collocazione di statue nella città di Orvieto, le sue foto sono esposte alla galleria del Sagrato di Milano per la mostra sui vent'anni di Vogue Italia.

Dagli anni Novanta l'interesse di Bellati si sposta dalla moda ad altre discipline fotografiche, continua ad esporre le sue foto di moda e ritratti in diverse gallerie in Italia e all'estero, ma scatta foto di architettura come quelle per il libro su Santa Maria di Follina, e pubblica in America tre libri con foto di cibi italiani, si dedica sempre di più alla ricerca personale. Nel 2001 torna al suo vecchio mestiere di designer d'interni realizzando l'arredo dell'Hotel dei Chiostri a Follina. Nel 2005 è invitato alla mostra del Diaframma al Museo Peggy Guggenheim di Venezia "I maestri della fotografia"[5].

fonte: wikipedia

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