Società Itala-Film
Ente
società
Torino
Biografia
Fabbrica di pellicole per cinematografi
La Carlo Rossi & C.
Agli inizi del Novecento, il chimico Carlo Rossi, l'industriale di origine tedesca Guglielmo Remmert e l'inventore Lamberto Pineschi, fondarono a Torino una ditta specializzata nello sfruttamento della comunicazione telegrafica senza fili.
Ben presto l'impresa, che non ebbe tanta fortuna, mutò le proprie attività, si trasformò in una manifattura cinematografica e i due soci Rossi e Remmert il 13 maggio 1907[1] costituirono la Carlo Rossi & C., e lo stabilimento fu edificato in corso Casale 91.
Fu assunto personale tecnico e artistico in prevalenza francese e proveniente dalla Pathé, come Charles-Lucien Lépine, già direttore generale degli stabilimenti della casa parigina a cui venne affidato il ruolo di direttore artistico, e gli operatori Raoul Comte, Georges Caillaud, Eugène Planchat ed il tecnico svizzero Ernest Zollinger.
Nasce l'Itala Film
La produzione della Carlo Rossi & C., che riguardò documentari e brevi film "a soggetto" fu abbastanza sostenuta, ma venne interrotta dopo soli otto mesi, a causa di contrasti sorti tra i soci[2] e la società venne posta in liquidazione.
Della liquidazione della società[2] se ne occupò l'ing. Carlo Sciamengo (genero del Remmert), e costui assieme al giovane contabile Giovanni Pastrone, rilevò la ditta, che nel settembre 1908 venne trasformata in Itala Film. Nella nuova società Sciamengo assunse la carica di direttore amministrativo e produttore esecutivo, mentre invece Pastrone fu il direttore generale e animatore della casa, ma che col passare dei mesi accrebbe il proprio ruolo anche nelle funzioni amministrative dell'impresa[3]. Inizialmente le produzioni riguardarono esclusivamente documentari e cortometraggi di altri generi.
Per quanto riguardava i collaboratori, fu mantenuto gran parte del personale della ditta precedente, come ad esempio il commediografo Oreste Mentasti, principale regista e nominato direttore artistico della nuova società, e l'operatore Giovanni Tomatis, ai quali si aggiunse il pittore Luigi Romano Borgnetto, che fu assunto inizialmente come scenografo, e che negli anni successivi lavorò anche come regista e soggettista.
La neocostituita Itala Film proseguì la stessa politica della Carlo Rossi & C. scritturando molti attori francesi come il comico André Deed, al quale fece girare numerosi film della serie Cretinetti, che riscossero un ampio consenso di pubblico, che fecero la fortuna della casa torinese in fatto di incassi, e le permisero anche di affermarsi a livello europeo. Qualche anno più tardi venne scritturato un altro attore francese, Émile Vardannes interprete della serie comica Totò.
L'espansione commerciale e produttiva dell'Itala Film
Verso l'inizio degli anni dieci la casa torinese indirizzò la propria produzione verso altri generi, infatti, oltre alle comiche, furono girati film con soggetti più impegnativi, di genere drammatico, storico e commedia, spesso ispirati a opere letterarie. Tra questi si possono citare Il conte Ugolino (1908) e La maschera di ferro (del 1909 e grande successo internazionale[4]), entrambi cortometraggi della durata di circa 10 minuti.
In poco tempo l'Itala Film divenne la terza compagnia cinematografica italiana per numero di pellicole vendute[5] ed una delle più prolifiche a livello nazionale. Nel 1911 la ditta si trasformò in una società in nome collettivo e assunse la denominazione Itala Film - Ing. Sciamengo & Pastrone: s.n.c. con capitale sociale di 500.000 lire, mentre invece sede legale e stabilimento furono trasferiti in un nuovo ed ampio capannone in via Luisa del Carretto 44, in zona Ponte Trombetta. Inoltre furono anche aperte numerose filiali distributive all'estero, in Europa e nelle due Americhe.
Altri artisti, tecnici ed anche intellettuali furono ingaggiati dalla casa torinese. Sempre dalla Francia giunsero gli attori-registi Alexandre Bernard, Vincent Dénizot, Gabriel Moreau, Jules Vina, l'italiano Emilio Ghione, ma oltre che dal cinema transalpino, l'Itala scritturò molti esponenti del teatro dialettale piemontese, come Giovanni Casaleggio, Adriana Costamagna, Domenico Gambino (che fu interprete della serie comica Saltarelli), le sorelle Lidia, Letizia e Isabella Quaranta, Teresa Marangoni (già attiva ai tempi della Carlo Rossi & C.), Dante Testa e molti altri. Inoltre, sempre dall'ambiente teatrale, negli anni seguenti collaborarono con l'Itala anche illustri interpreti del panorama nazionale, come Ermete Zacconi e la moglie Ines, Umberto Mozzato, Ruggero Ruggeri, Valentina Frascaroli e molti altri.
Nei primi anni di attività dell'Itala, i registi principali furono oltre a Pastrone, i già citati Mentasti, Borgnetto e il francese Dénizot, ai quali si aggiunsero anche gli scrittori Sandro Camasio e Nino Oxilia.
Tuttavia, non mancarono i "transfughi" da altre case, si pensi ad Augusto Genina, Ernesto Vaser (che all'Itala fu interprete del personaggio Fringuelli), Febo Mari, Felice Minotti, Gero Zambuto, Oreste Bilancia e alle grandi dive femminili del cinema muto italiano come Italia Almirante Manzini e Pina Menichelli.
Tra le migliori produzioni dell'Itala, nel suo periodo di maggior successo, ossia tra il 1910 e il 1918, vi furono titoli come Padre (1912), Addio giovinezza! (1913), Il fuoco (1916), Tigre reale (1916). Ma su tutti il più famoso e più apprezzato film prodotto dall'Itala fu Cabiria del 1914.
La casa orientò la propria produzione anche verso il peplum, iniziata con il mediometraggio La caduta di Troia (1911) diretto da Pastrone, pellicola che contribuì a far crescere la presenza del marchio Itala Film sul mercato cinematografico internazionale.
Forte del clamoroso successo ottenuto in Italia e all'estero con La caduta di Troia[6], Pastrone si ripeté tre anni più tardi con Cabiria, secondo kolossal della storia del cinema italiano, nonché il film italiano più innovativo, più duraturo (3.500 metri di lunghezza circa per tre ore e dieci minuti di spettacolo) e più costoso dell'epoca del muto (2 milioni di lire[7]).
Girata a partire dal 1912 (le riprese durarono un anno) tra gli studi di Torino, la Tunisia, la Sicilia e le Alpi, nelle Valli di Lanzo, in questa pellicola Pastrone, con la collaborazione dello spagnolo Segundo de Chomón, uno dei migliori operatori sulla scena europea (che nel film si occupò anche della fotografia e vi curò gli effetti speciali), attuò la cosiddetta carrellata per la realizzazione dei primi piani.
La trama del film, ambientato in epoca romana era ispirata al romanzo Cartagine in fiamme di Emilio Salgari, e per la sua sceneggiatura fu chiamato il poeta Gabriele D'Annunzio (che fornì altri soggetti in alcuni film prodotti successivamente dall'Itala), che si occupò della scrittura delle didascalie e della scelta dei nomi dei personaggi. Proprio a D'Annunzio si deve infatti l'invenzione del nome Cabiria.
Il successo di Cabiria raggiunse livelli fino ad allora mai avuti per un film italiano. Presentato per la prima volta il 18 aprile 1914 al Teatro Vittorio Emanuele II di Torino, in contemporanea col Teatro Lirico di Milano. In Italia riscosse un enorme successo di pubblico, poiché sfruttò il forte nazionalismo diffusosi nel paese, propagandò l'impresa militare italiana della conquista della Libia[8] ed esaltò quel mito della "romanità"[9], molto propagandato anni dopo dal Fascismo.
Anche all'estero Cabiria ebbe un successo grandioso. A New York venne presentato per la prima volta il 1º giugno di quello stesso anno[10] e proiettato per un anno intero[11], mentre a Parigi, il film venne proiettato per sei mesi consecutivi[11], e a Londra qualche mese di più.
Per quanto riguarda gli interpreti, se da un lato il film diede fama internazionale ad una delle protagoniste femminili, la Almirante Manzini nel ruolo di Sofonisba, dall'altro ebbe il merito di lanciare uno sconosciuto scaricatore di porto genovese di nome Bartolomeo Pagano, scelto da Pastrone per interpretare il ruolo di Maciste, vera sorpresa del film, nato come personaggio secondario. In seguito Pagano, fu protagonista della serie di film Maciste prodotti dall'Itala dal 1915 al 1921 (che però ebbero gran di pubblico minore rispetto a Cabiria).
La crisi
Dopo il successo internazionale di Cabiria, Pastrone progettò la realizzazione un altro colosso, ancor più grande di quello precedente, dal titolo La Bibbia, ma il film, del quale erano state costruite le scenografie, non fu mai girato a causa dell'inizio della Prima guerra mondiale, e quindi tutti i set costruiti al dettaglio furono demoliti[12]. Per queste ragioni, fu abbandonato il genere storico e le produzioni dell'Itala a partire dal 1915 furono prevalentemente soggetti ambientati in epoca contemporanea.
Nel 1917, nel capitale dell'Itala Film entrò un gruppo di investitori romani guidati dall'avv. Gioacchino Mecheri, e l'impresa trasformata in una società anonima, fu denominata Società Anonima Itala Film. Della nuova società, costituita il 29 agosto e ricapitalizzata a 3 milioni di lire[13], Mecheri fu nominato presidente e Pastrone direttore tecnico e artistico.
La guerra in corso condizionò le attività della casa torinese che vide ridursi la propria capacità produttiva. Ciò fu dovuto soprattutto alla sottrazione di artisti e di maestranze, chiamati alle armi, e alla scarsa reperibilità di materie prime per la produzione delle pellicole.
Nel 1919, Pastrone abbandonò l'attività cinematografica e l'Itala Film, colpita dalla crisi del cinema italiano del primo dopoguerra, entrò nel consorzio UCI, che fu il distributore nazionale dei suoi film.
Ultima produzione della casa torinese fu Povere bimbe del 1923 diretto da Pastrone, che fu un enorme insuccesso commerciale e che determinò la chiusura delle sue attività. La società venne in seguito liquidata nel 1927 a causa dei debiti pregressi.
L'Itala Film di Berlino e Roma
Una nuova compagnia con lo stesso nome fu fondata a Berlino agli inizi degli anni trenta dall'italiano Alberto Giacalone[14], l'Itala-Film GmbH.
Questa casa cinematografica avviò le sue attività con I cavalieri della montagna del 1930 (girato in doppia versione francese e tedesca) e produsse pellicole sia per il cinema tedesco che per quello italiano. L'Itala-Film berlinese anticipò quindi di alcuni anni quella cooperazione cinematografica tedesco-italiana che si realizzò dopo l'avvicinamento del Nazismo - giunto al potere in Germania ai quei tempi - e il regime fascista italiano.
Inizialmente i film in versione italiana furono prodotti assieme alla SAPF (Società Anonima Produzione Film)[15], fino al 1937, quando a Roma venne costituita la filiale S.A. Itala Film, che divenne subito la sede principale. Durante la Seconda guerra mondiale, a seguito dell'occupazione alleata la sede fu spostata nuovamente nella capitale tedesca.
Per ciò che riguardava le produzioni di questa casa tedesco-italiana, tra i titoli più significativi vi figurano Lisetta (1934), Solo per te (1938), Ritorno (1940) e Mamma (1941). Vi collaborarono attori e registi italiani emigrati in Germania come Ferruccio Biancini, Mario Bonnard, Carmine Gallone, Vittorio De Sica, Nunzio Malasomma, Elsa Merlini, Luis Trenker ecc. Tra gli stranieri (non solo tedeschi) vi furono Carl Boese, Hans Deppe, Emmerich Wojtek Emo, Lucie Englisch, Gustav Fröhlich, Magda Schneider, Géza von Bolváry, Käthe von Nagy e tanti altri.
Cessazione di attività e rilancio[modifica | modifica wikitesto]
Al termine del conflitto, Giacalone riportò la sede dell'Itala Film a Roma, ma le produzioni furono sempre meno, e tra queste vanno citate Pagliacci (1948), Il conte di Sant'Elmo (1950) e Wanda la peccatrice (1952). Con la rinascita del cinema italiano improntato verso altre dialettiche, l'espansione di Cinecittà, ma soprattutto per mancanza di coordinamento interno, l'Itala Film conobbe una crisi progressiva che la portò a cessare le proprie attività nel 1955.
Con nuovi investitori, la società è stata rilanciata nel 2015 in collaborazione con il Museo nazionale del cinema. Un nuovo ufficio è stato aperto a Los Angeles, Stati Uniti.
fonte: wikipedia